L’analisi riguardante la durata del segmento PR elettrocardiografico e la frequenza cardiaca consiste nell’individuare una possibile correlazione tra esse e se presente, prevenire la possibile insorgenza di malattie cardiache. Lo scopo di questo studio consiste nel migliorare il benessere del paziente e identificare cure mirate per la prevenzione e la sua salute. Si pone particolare attenzione riguardo l’onda P, prima deflessione positiva presente nel tracciato elettrocardiografico e sulle problematiche annesse ad essa. Innanzitutto, il sistema cardiovascolare è costituito dai vasi sanguinei che formano un ciclo chiuso all’interno del quale circola il sangue. Il cuore è l’organo chiave di questo sistema e grazie alla sua azione di pompaggio, il sangue circola correttamente all’interno dell’organismo. Affinché questa attività venga espletata con precisione e regolarità, è fondamentale una corretta contrazione di atri e ventricoli. Il metodo clinico maggiormente utilizzato per testare l’efficienza cardiaca è l’elettrocardiogramma (ECG) da cui si ottiene un tracciato elettrocardiografico. Lo studio di questo tipo di segnale è di fondamentale importanza al fine di ottenere un pattern che rispecchi il sistema di conduzione cardiaco. Infatti, il tracciato ECG in condizioni fisiologiche presenta una struttura standardizzata in cui sono individuabili specifiche componenti : l’onda P, il complesso QRS e l’onda T, ognuna delle quali corrisponde ad un determinato periodo del battito cardiaco. Si ritiene sia di rilevante importanza in questo contesto studiare e approfondire l’onda P, cioè la prima onda elettrocardiografica, le cui anomalie possono essere indicative di una patologia clinica significativa. Sul corpo del paziente vengono posti almeno due elettrodi, le cui posizioni devono essere standardizzate, al fine di ottenere tracciati confrontabili tra loro. L’esecuzione di un elettrocardiogramma viene effettuata seguendo uno schema a 12 derivazioni. Per monitorare l’attività cardiaca di qualsiasi paziente e ottenere un tracciato da analizzare, si ricorre anche all’utilizzo di sensori indossabili. In particolare, nel presente studio, viene utilizzato il sensore BioHarness 3.0 della Zephyr ad una derivazione. Tale sensore viene considerato ad hoc per la registrazione di segnali provenienti da atleti sottoposti a stress test. Essendo però un sensore indossabile, bisogna tener conto di diverse criticità come la scarsa precisione nell’individuare l’onda P, problematica che in un ECG a 12 derivazioni non si sarebbe posta. In questo contesto si procede con la valutazione di quanto dimostrato dalla letteratura : all’aumentare della frequenza cardiaca (e quindi con la diminuzione dell’intervallo tra due battiti), diminuisce la durata dell’onda P elettrocardiografica. A questo punto per ciascuno degli undici atleti sani presi in analisi viene valutato l’andamento dell’intervallo PR in relazione alla frequenza cardiaca. Nel calcolo della correlazione, rispetto quanto è stato ritrovato precedentemente, si ottiene in uscita il seguente risultato: assenza di correlazione tra la frequenza cardiaca e l’intervallo PR. Si assume questo risultato come frutto di un errato utilizzo dello strumento, considerato inadatto per la rilevazione della prima onda elettrocardiografica.

Valutazione dell'associazione tra la durata del segmento PR elettrocardiografico e la frequenza cardiaca.

FERRERO, DILETTA
2021/2022

Abstract

L’analisi riguardante la durata del segmento PR elettrocardiografico e la frequenza cardiaca consiste nell’individuare una possibile correlazione tra esse e se presente, prevenire la possibile insorgenza di malattie cardiache. Lo scopo di questo studio consiste nel migliorare il benessere del paziente e identificare cure mirate per la prevenzione e la sua salute. Si pone particolare attenzione riguardo l’onda P, prima deflessione positiva presente nel tracciato elettrocardiografico e sulle problematiche annesse ad essa. Innanzitutto, il sistema cardiovascolare è costituito dai vasi sanguinei che formano un ciclo chiuso all’interno del quale circola il sangue. Il cuore è l’organo chiave di questo sistema e grazie alla sua azione di pompaggio, il sangue circola correttamente all’interno dell’organismo. Affinché questa attività venga espletata con precisione e regolarità, è fondamentale una corretta contrazione di atri e ventricoli. Il metodo clinico maggiormente utilizzato per testare l’efficienza cardiaca è l’elettrocardiogramma (ECG) da cui si ottiene un tracciato elettrocardiografico. Lo studio di questo tipo di segnale è di fondamentale importanza al fine di ottenere un pattern che rispecchi il sistema di conduzione cardiaco. Infatti, il tracciato ECG in condizioni fisiologiche presenta una struttura standardizzata in cui sono individuabili specifiche componenti : l’onda P, il complesso QRS e l’onda T, ognuna delle quali corrisponde ad un determinato periodo del battito cardiaco. Si ritiene sia di rilevante importanza in questo contesto studiare e approfondire l’onda P, cioè la prima onda elettrocardiografica, le cui anomalie possono essere indicative di una patologia clinica significativa. Sul corpo del paziente vengono posti almeno due elettrodi, le cui posizioni devono essere standardizzate, al fine di ottenere tracciati confrontabili tra loro. L’esecuzione di un elettrocardiogramma viene effettuata seguendo uno schema a 12 derivazioni. Per monitorare l’attività cardiaca di qualsiasi paziente e ottenere un tracciato da analizzare, si ricorre anche all’utilizzo di sensori indossabili. In particolare, nel presente studio, viene utilizzato il sensore BioHarness 3.0 della Zephyr ad una derivazione. Tale sensore viene considerato ad hoc per la registrazione di segnali provenienti da atleti sottoposti a stress test. Essendo però un sensore indossabile, bisogna tener conto di diverse criticità come la scarsa precisione nell’individuare l’onda P, problematica che in un ECG a 12 derivazioni non si sarebbe posta. In questo contesto si procede con la valutazione di quanto dimostrato dalla letteratura : all’aumentare della frequenza cardiaca (e quindi con la diminuzione dell’intervallo tra due battiti), diminuisce la durata dell’onda P elettrocardiografica. A questo punto per ciascuno degli undici atleti sani presi in analisi viene valutato l’andamento dell’intervallo PR in relazione alla frequenza cardiaca. Nel calcolo della correlazione, rispetto quanto è stato ritrovato precedentemente, si ottiene in uscita il seguente risultato: assenza di correlazione tra la frequenza cardiaca e l’intervallo PR. Si assume questo risultato come frutto di un errato utilizzo dello strumento, considerato inadatto per la rilevazione della prima onda elettrocardiografica.
2021
2022-12-19
Evaluation of the association between electrocardiographic PR segment duration and heart rate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/11583