Il nuoto è una disciplina che richiede abilità e competenze molteplici ma allo stesso tempo è una delle attività fisiche meno gravate da contrindicazioni e può essere perciò praticata da chi possiede limitazioni delle capacità di esecuzione delle attività necessarie alla partecipazione a determinati settori o ambienti della vita, ovvero quelle che comunemente vengono definite disabilità. Nello specifico in soggetti che presentino disabilità fisiche come paralisi cerebrale, distrofia muscolare, lesioni del midollo spinale ed amputazione di arti il nuoto rappresenta un’attività che permette un ottimo rinforzo muscolare, con ripercussioni positive su mobilità, equilibrio e respirazione a fronte di un limitato sovraccarico di muscoli ed articolazioni grazie alle proprietà di galleggiamento dell’acqua e alla resistenza idrodinamica. Inoltre, tale attività contribuisce a ridurre i sintomi di ansia e depressione comuni in questi soggetti, a favorire l’interazione sociale se svolta in gruppo nonché a rafforzare il fitness cardiovascolare favorendo, ad esempio, una migliore ossigenazione e una migliore circolazione sanguigna. Data l’importanza che il nuoto riveste per questi soggetti, risulta importante quindi osservare ed analizzare la risposta che atleti con questi tipi di disabilità presentano dopo un’attività di tale tipo andando a monitorare un tipico allenamento in piscina. A questo scopo vengono presi come indici per lo studio parametri cardiaci e biomedici quali la frequenza cardiaca e la variabilità del ritmo cardiaco (ed in particolare le loro variazioni in funzione dell’attività fisica) grazie alle informazioni che questi restituiscono riguardo al fisiologico funzionamento del cuore e del sistema nervoso. Nell’ambito del progetto Swim4all si è quindi monitorato l’allenamento di un nuotatore di 25 anni affetto da tetraparesi spastica in encefalopatia congenita, una particolare forma di paralisi cerebrale. Le acquisizioni elettrocardiografiche prima e dopo l’allenamento sono state effettuate utilizzando lo strumento tascabile Kardia prodotto dalla Alivecor. Il tacogramma è stato analizzato tramite il software Kubios sviluppato dall’Università della Finlandia orientale proprio per l’’analisi della variabilità del ritmo cardiaco. Dall’analisi dei dati ottenuti si evidenzia come l’atleta presenti una risposta simpato-vagale paragonabile con le aspettative riguardanti un soggetto normodotato sano in particolare per quanto riguarda il rapporto LF/HF e la variabilità del ritmo cardiaco prima e dopo l’allenamento. L’atleta si presentava però poi in una situazione di tachicardia sia nella fase precedente che in quella successiva all’allenamento ma la quantità di dati a disposizione non ha permesso di collegare questo fatto alla particolare disabilità fisica.
Progetto Swim4all: aspetti biomedici cardiaci e motori in soggetti con disabilità motoria
NOVELLI, ELENA
2020/2021
Abstract
Il nuoto è una disciplina che richiede abilità e competenze molteplici ma allo stesso tempo è una delle attività fisiche meno gravate da contrindicazioni e può essere perciò praticata da chi possiede limitazioni delle capacità di esecuzione delle attività necessarie alla partecipazione a determinati settori o ambienti della vita, ovvero quelle che comunemente vengono definite disabilità. Nello specifico in soggetti che presentino disabilità fisiche come paralisi cerebrale, distrofia muscolare, lesioni del midollo spinale ed amputazione di arti il nuoto rappresenta un’attività che permette un ottimo rinforzo muscolare, con ripercussioni positive su mobilità, equilibrio e respirazione a fronte di un limitato sovraccarico di muscoli ed articolazioni grazie alle proprietà di galleggiamento dell’acqua e alla resistenza idrodinamica. Inoltre, tale attività contribuisce a ridurre i sintomi di ansia e depressione comuni in questi soggetti, a favorire l’interazione sociale se svolta in gruppo nonché a rafforzare il fitness cardiovascolare favorendo, ad esempio, una migliore ossigenazione e una migliore circolazione sanguigna. Data l’importanza che il nuoto riveste per questi soggetti, risulta importante quindi osservare ed analizzare la risposta che atleti con questi tipi di disabilità presentano dopo un’attività di tale tipo andando a monitorare un tipico allenamento in piscina. A questo scopo vengono presi come indici per lo studio parametri cardiaci e biomedici quali la frequenza cardiaca e la variabilità del ritmo cardiaco (ed in particolare le loro variazioni in funzione dell’attività fisica) grazie alle informazioni che questi restituiscono riguardo al fisiologico funzionamento del cuore e del sistema nervoso. Nell’ambito del progetto Swim4all si è quindi monitorato l’allenamento di un nuotatore di 25 anni affetto da tetraparesi spastica in encefalopatia congenita, una particolare forma di paralisi cerebrale. Le acquisizioni elettrocardiografiche prima e dopo l’allenamento sono state effettuate utilizzando lo strumento tascabile Kardia prodotto dalla Alivecor. Il tacogramma è stato analizzato tramite il software Kubios sviluppato dall’Università della Finlandia orientale proprio per l’’analisi della variabilità del ritmo cardiaco. Dall’analisi dei dati ottenuti si evidenzia come l’atleta presenti una risposta simpato-vagale paragonabile con le aspettative riguardanti un soggetto normodotato sano in particolare per quanto riguarda il rapporto LF/HF e la variabilità del ritmo cardiaco prima e dopo l’allenamento. L’atleta si presentava però poi in una situazione di tachicardia sia nella fase precedente che in quella successiva all’allenamento ma la quantità di dati a disposizione non ha permesso di collegare questo fatto alla particolare disabilità fisica.File | Dimensione | Formato | |
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