Obiettivo dello studio: I pazienti in regime di Assistenza Domiciliare Integrata portatori di accesso venoso trascorrono il tempo che intercorre tra un intervento assistenziale e l’altro a casa da soli o assistiti dal proprio caregiver, sia esso un parente o una persona esterna al nucleo familiare il quale, il più delle volte, non possiede le competenze professionali per gestire correttamente il presidio. Di fronte ad eventuali complicanze tendono, quindi, a sopravvalutare o sottovalutare la reale condizione, attuando comportamenti errati e potenzialmente pericolosi. Per cercare di ridurre queste situazioni si è pensato di educare pazienti e caregivers nella corretta gestione del presidio, provando a sviluppare in loro un certo grado di autocura e autogestione allo scopo ultimo di poter stimare il loro grado di affidabilità come validi alleati dell’infermiere nella gestione dell’accesso vascolare a domicilio. Materiali e metodi: E’ stato condotto uno studio di tipo cross-sectional in cui sono stati presi in esame, previo consenso orale, 30 pazienti in regime di Assistenza Domiciliare Integrata portatori di accesso venoso. Assistiti e rispettivi caregivers sono stati educati sulla gestione degli accessi venosi con l’impiego di opuscoli informativi e tramite un modello di valutazione è stato analizzato il loro grado di autonomia nella gestione del presidio e nel riconoscimento tempestivo di segni e sintomi di complicanze. Dopo l’attività di formazione dei pazienti e/o caregivers, è stato valutato per ognuno l’attenzione, la partecipazione e il livello di formazione raggiunto. Inoltre, al primo incontro, è stata valutata la loro preparazione teorica e pratica, la sicurezza nella gestione del presidio ed il livello di fatigue mostrato, per poi effettuare una rivalutazione per verificare i miglioramenti ottenuti. Risultati: I casi in cui i pazienti e/o caregivers mostravano di aver sottostimato la reale situazione dell’exit-site (attraverso i modelli di valutazione) sono stati analizzati attraverso un modello di regressione logistica multipla, da cui è emerso che il rischio di errore da parte dei soggetti dello studio cresce all’aumentare del rischio di infiammazioni e infezioni presenti, del numero dei giorni di rilevazione (giorni di permanenza del catetere in situ) e della complessità del paziente in termini di patologie concomitanti. Per quanto riguarda l’attività formativa svolta questa ha inciso positivamente nel raggiungimento di un alto grado di autonomia dei pazienti e caregivers, confermato dai risultati dall’analisi descrittiva delle valutazioni della studentessa in cui spiccano le differenze a livello di preparazione teorico-pratica tra il primo incontro e alla rivalutazione. Conclusioni: I caregivers formati dalla studentessa hanno evidenziato un elevato livello di preparazione post formazione, il che ha garantito il raggiungimento di una corretta valutazione dello stato dell’exit-site sul campione di pazienti oggetto di studio. Le motivazioni che hanno indotto i pochi casi di sottostima sono state individuate ed ulteriormente attenzionate con approfondimenti mirati ad evitare il ripetersi di determinati rischi di sottovalutazione, innalzando così, il livello di appropriatezza valutativa dei caregivers.
Il caregiver alleato dell'infermiere nella gestione domiciliare dell'accesso vascolare: uno studio cross-sectional
DALUISO, VALENTINA
2021/2022
Abstract
Obiettivo dello studio: I pazienti in regime di Assistenza Domiciliare Integrata portatori di accesso venoso trascorrono il tempo che intercorre tra un intervento assistenziale e l’altro a casa da soli o assistiti dal proprio caregiver, sia esso un parente o una persona esterna al nucleo familiare il quale, il più delle volte, non possiede le competenze professionali per gestire correttamente il presidio. Di fronte ad eventuali complicanze tendono, quindi, a sopravvalutare o sottovalutare la reale condizione, attuando comportamenti errati e potenzialmente pericolosi. Per cercare di ridurre queste situazioni si è pensato di educare pazienti e caregivers nella corretta gestione del presidio, provando a sviluppare in loro un certo grado di autocura e autogestione allo scopo ultimo di poter stimare il loro grado di affidabilità come validi alleati dell’infermiere nella gestione dell’accesso vascolare a domicilio. Materiali e metodi: E’ stato condotto uno studio di tipo cross-sectional in cui sono stati presi in esame, previo consenso orale, 30 pazienti in regime di Assistenza Domiciliare Integrata portatori di accesso venoso. Assistiti e rispettivi caregivers sono stati educati sulla gestione degli accessi venosi con l’impiego di opuscoli informativi e tramite un modello di valutazione è stato analizzato il loro grado di autonomia nella gestione del presidio e nel riconoscimento tempestivo di segni e sintomi di complicanze. Dopo l’attività di formazione dei pazienti e/o caregivers, è stato valutato per ognuno l’attenzione, la partecipazione e il livello di formazione raggiunto. Inoltre, al primo incontro, è stata valutata la loro preparazione teorica e pratica, la sicurezza nella gestione del presidio ed il livello di fatigue mostrato, per poi effettuare una rivalutazione per verificare i miglioramenti ottenuti. Risultati: I casi in cui i pazienti e/o caregivers mostravano di aver sottostimato la reale situazione dell’exit-site (attraverso i modelli di valutazione) sono stati analizzati attraverso un modello di regressione logistica multipla, da cui è emerso che il rischio di errore da parte dei soggetti dello studio cresce all’aumentare del rischio di infiammazioni e infezioni presenti, del numero dei giorni di rilevazione (giorni di permanenza del catetere in situ) e della complessità del paziente in termini di patologie concomitanti. Per quanto riguarda l’attività formativa svolta questa ha inciso positivamente nel raggiungimento di un alto grado di autonomia dei pazienti e caregivers, confermato dai risultati dall’analisi descrittiva delle valutazioni della studentessa in cui spiccano le differenze a livello di preparazione teorico-pratica tra il primo incontro e alla rivalutazione. Conclusioni: I caregivers formati dalla studentessa hanno evidenziato un elevato livello di preparazione post formazione, il che ha garantito il raggiungimento di una corretta valutazione dello stato dell’exit-site sul campione di pazienti oggetto di studio. Le motivazioni che hanno indotto i pochi casi di sottostima sono state individuate ed ulteriormente attenzionate con approfondimenti mirati ad evitare il ripetersi di determinati rischi di sottovalutazione, innalzando così, il livello di appropriatezza valutativa dei caregivers.File | Dimensione | Formato | |
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