L'artrite reumatoide e una malattia autoimmune che colpisce circa l'1% della popolazione, con una frequenza circa 2 volte maggiore nelle donne che negli uomini. La malattia ha un decorso progressivo e va a colpire inizialmente le articolazioni, che appaiono gonfie e doloranti, successivamente l'infiammazione si può estendere fino a compromettere gli organi circostanti.​ Nell'artrite reumatoide il sistema immunitario in particolare le cellule Th17 (T helper) attaccano quelle che sono le cellule sinoviali delle articolazioni andando a secernere citochine pro-infiammatorie che favoriscono l'aggravarsi della malattia.​ Le terapie fin' ora disponibili riescono solo parzialmente a diminuire l'entità dei sintomi ma non riescono né a bloccarli del tutto né a invertire il processo. Essendo trattamenti principalmente a base di glucocorticoidi ossia farmaci cortisonici o di DMARDs ossia farmaci anti-reumatici modificanti il decorso della malattia, vi sono dei rischi, poiché sono parzialmente efficaci nel primo periodo ma a lungo andare posso portare ad effetti negativi sull'organismo.​ Queste problematiche hanno stimolato nuovi studi che hanno portato a sperimentare terapie alternative basate sull’uso delle cellule staminali mesenchimali, queste cellule conservando la loro multipotenza riescono non solo ad andare a sostituire le cellule malate ma anche, seppure parzialmente, a invertire e bloccare la produzione delle principali responsabili della risposta infiammatoria, ossia le citochine pro-infiammatorie.​ Nonostante i numerosi studi in questo ambito, non si sono ancora raggiunti dei riscontri decisivi per la cura dell’artrite reumatoide, che possano debellare totalmente questa malattia, comunque i risultati sono incoraggianti e molto promettenti facendo ben sperare che a breve i ricercatori impegnati in questo ambito sapranno fornire le giuste risposte per la cura definitiva di questa patologia.

Cellule staminali: una nuova frontiera nel trattamento dell'artrite reumatoide

ALFIERI, DANIELE
2023/2024

Abstract

L'artrite reumatoide e una malattia autoimmune che colpisce circa l'1% della popolazione, con una frequenza circa 2 volte maggiore nelle donne che negli uomini. La malattia ha un decorso progressivo e va a colpire inizialmente le articolazioni, che appaiono gonfie e doloranti, successivamente l'infiammazione si può estendere fino a compromettere gli organi circostanti.​ Nell'artrite reumatoide il sistema immunitario in particolare le cellule Th17 (T helper) attaccano quelle che sono le cellule sinoviali delle articolazioni andando a secernere citochine pro-infiammatorie che favoriscono l'aggravarsi della malattia.​ Le terapie fin' ora disponibili riescono solo parzialmente a diminuire l'entità dei sintomi ma non riescono né a bloccarli del tutto né a invertire il processo. Essendo trattamenti principalmente a base di glucocorticoidi ossia farmaci cortisonici o di DMARDs ossia farmaci anti-reumatici modificanti il decorso della malattia, vi sono dei rischi, poiché sono parzialmente efficaci nel primo periodo ma a lungo andare posso portare ad effetti negativi sull'organismo.​ Queste problematiche hanno stimolato nuovi studi che hanno portato a sperimentare terapie alternative basate sull’uso delle cellule staminali mesenchimali, queste cellule conservando la loro multipotenza riescono non solo ad andare a sostituire le cellule malate ma anche, seppure parzialmente, a invertire e bloccare la produzione delle principali responsabili della risposta infiammatoria, ossia le citochine pro-infiammatorie.​ Nonostante i numerosi studi in questo ambito, non si sono ancora raggiunti dei riscontri decisivi per la cura dell’artrite reumatoide, che possano debellare totalmente questa malattia, comunque i risultati sono incoraggianti e molto promettenti facendo ben sperare che a breve i ricercatori impegnati in questo ambito sapranno fornire le giuste risposte per la cura definitiva di questa patologia.
2023
2024-07-22
Stem cells: a new frontier in the treatment of rheumatoid arthritis
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/18151