Introduction: Chronic ulcers represent a complex and significant challenge for both the healthcare system and healthcare professionals. The long healing times, numerous complications, and significant reduction in the quality of life for those affected require innovative therapeutic approaches. This thesis focuses on the use of photobiomodulation (PBM), a technology that employs non-ionizing radiation, such as blue, red, or infrared light, to stimulate cellular regeneration and promote the healing of chronic wounds. The importance of accurate classification of different types of lesions is emphasized, highlighting how a personalized approach can improve clinical outcomes. Moreover, the role of nursing staff in the application of photobiomodulation is explored, along with the most appropriate care settings for its implementation. Materials and Methods: The review was conducted by consulting major scientific databases, including PubMed and Google Scholar. The research was further expanded through consultation of textbooks covering basic concepts of skin and wound care, as well as specialized sites such as EWMA (European Wound Management Association) and AIUC (Italian Association of Cutaneous Ulcers). The selected studies were identified through a search string developed following the PICO model, complemented by the use of Boolean operators (AND and OR) to enhance precision. Results: After excluding non-eligible articles, 11 studies were selected and analyzed, and summarized in a table. The evidence clearly demonstrates that photobiomodulation promotes the reduction of inflammation and stimulates tissue regeneration. Additionally, the importance of proper lesion classification and the adoption of appropriate standards of care to prepare the ulcer bed for PBM treatment were underscored. The results showed a significant reduction in ulcer size in patients treated with PBM compared to control groups that received only standard care. Finally, the role of the nurse in applying this new technology was explored, as well as the identification of the most suitable settings for optimal PBM use, with particular attention to wound management in outpatient and hospital environments. Conclusion: Photobiomodulation presents it self as an innovative and promising therapeutic strategy that can be utilized by properly trained nurses to improve chronic wound management and reduce healing times. However, further research is needed to standardize protocols and assess its long-term effects.

Introduzione: Le ulcere croniche rappresentano una sfida complessa e di grande impatto sia per il Sistema Sanitario che per i Professionisti della Salute. I lunghi tempi di guarigione, le numerose complicanze e la significativa riduzione della qualità di vita di chi ne è affetto richiedono approcci terapeutici innovativi. Questo lavoro di tesi si concentra sull’uso della fotobiomodulazione (PBM), una tecnologia che utilizza radiazioni non ionizzanti, come la luce blu, rossa o infrarossa, per stimolare la rigenerazione cellulare e favorire la guarigione di ferite croniche. È stata evidenziata l’importanza di una classificazione accurata delle diverse tipologie di lesione, sottolineando come un approccio personalizzato possa migliorare i risultati clinici. Inoltre, viene approfondito il ruolo del personale infermieristico nell’applicazione della fotobiomodulazione, insieme ai contesti di cura più appropriati per la sua implementazione. Materiali e metodi: la revisione è stata condotta consultando le principali banche dati scientifiche, tra cui PubMed e Google Scholar. La ricerca è stata ulteriormente ampliata attraverso la consultazione di libri di testo che trattano i concetti di base della cute e delle lesioni, oltre a siti specializzati quali l’EWMA (European Wound Management Association) e l’AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee). Gli studi selezionati sono stati individuati tramite una stringa di ricerca elaborata seguendo il modello PICO, integrata all’uso di operatori booleani (AND e OR) per ottenere una maggiore precisione. Risultati: Dopo aver escluso gli articoli non idonei, sono stati selezionati e analizzati 11 articoli, sintetizzati in una tabella riassuntiva. Le evidenze dimostrano chiaramente come la fotobiomodulazione favorisca la riduzione dell’infiammazione e stimoli la rigenerazione tissutale. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza di una corretta classificazione delle lesioni e dell’adozione di standard di cura adeguati a preparare il letto dell’ulcera al trattamento con PBM. I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa delle dimensioni delle ulcere nei pazienti trattati con PBM, rispetto ai gruppi di controllo sottoposti esclusivamente agli standard di cura. Infine, è stato approfondito il ruolo dell’infermiere nell’applicazione di questa nuova tecnologia, nonché l’individuazione dei contesti più adatti per l’uso ottimale della PBM, con particolare attenzione alla gestione delle lesioni in ambienti ambulatoriali e ospedalieri. Conclusione: la fotobiomodulazione si presenta come una strategia terapeutica innovativa e promettente, che può essere utilizzata dall’infermiere adeguatamente formato per migliorare la gestione delle ferite croniche e ridurre i tempi di guarigione. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per standardizzare i protocolli e valutare i suoi effetti a lungo termine.

Trattamento delle lesioni di difficile guarigione attraverso una strategia innovativa: la fotobiomodulazione. Una revisione narrativa della letteratura

ROSSI, GIULIA
2023/2024

Abstract

Introduction: Chronic ulcers represent a complex and significant challenge for both the healthcare system and healthcare professionals. The long healing times, numerous complications, and significant reduction in the quality of life for those affected require innovative therapeutic approaches. This thesis focuses on the use of photobiomodulation (PBM), a technology that employs non-ionizing radiation, such as blue, red, or infrared light, to stimulate cellular regeneration and promote the healing of chronic wounds. The importance of accurate classification of different types of lesions is emphasized, highlighting how a personalized approach can improve clinical outcomes. Moreover, the role of nursing staff in the application of photobiomodulation is explored, along with the most appropriate care settings for its implementation. Materials and Methods: The review was conducted by consulting major scientific databases, including PubMed and Google Scholar. The research was further expanded through consultation of textbooks covering basic concepts of skin and wound care, as well as specialized sites such as EWMA (European Wound Management Association) and AIUC (Italian Association of Cutaneous Ulcers). The selected studies were identified through a search string developed following the PICO model, complemented by the use of Boolean operators (AND and OR) to enhance precision. Results: After excluding non-eligible articles, 11 studies were selected and analyzed, and summarized in a table. The evidence clearly demonstrates that photobiomodulation promotes the reduction of inflammation and stimulates tissue regeneration. Additionally, the importance of proper lesion classification and the adoption of appropriate standards of care to prepare the ulcer bed for PBM treatment were underscored. The results showed a significant reduction in ulcer size in patients treated with PBM compared to control groups that received only standard care. Finally, the role of the nurse in applying this new technology was explored, as well as the identification of the most suitable settings for optimal PBM use, with particular attention to wound management in outpatient and hospital environments. Conclusion: Photobiomodulation presents it self as an innovative and promising therapeutic strategy that can be utilized by properly trained nurses to improve chronic wound management and reduce healing times. However, further research is needed to standardize protocols and assess its long-term effects.
2023
2024-11-20
Treatment of difficult-to-heal wounds through an innovative strategy: photobiomodulation. A narrative review of the literature
Introduzione: Le ulcere croniche rappresentano una sfida complessa e di grande impatto sia per il Sistema Sanitario che per i Professionisti della Salute. I lunghi tempi di guarigione, le numerose complicanze e la significativa riduzione della qualità di vita di chi ne è affetto richiedono approcci terapeutici innovativi. Questo lavoro di tesi si concentra sull’uso della fotobiomodulazione (PBM), una tecnologia che utilizza radiazioni non ionizzanti, come la luce blu, rossa o infrarossa, per stimolare la rigenerazione cellulare e favorire la guarigione di ferite croniche. È stata evidenziata l’importanza di una classificazione accurata delle diverse tipologie di lesione, sottolineando come un approccio personalizzato possa migliorare i risultati clinici. Inoltre, viene approfondito il ruolo del personale infermieristico nell’applicazione della fotobiomodulazione, insieme ai contesti di cura più appropriati per la sua implementazione. Materiali e metodi: la revisione è stata condotta consultando le principali banche dati scientifiche, tra cui PubMed e Google Scholar. La ricerca è stata ulteriormente ampliata attraverso la consultazione di libri di testo che trattano i concetti di base della cute e delle lesioni, oltre a siti specializzati quali l’EWMA (European Wound Management Association) e l’AIUC (Associazione Italiana Ulcere Cutanee). Gli studi selezionati sono stati individuati tramite una stringa di ricerca elaborata seguendo il modello PICO, integrata all’uso di operatori booleani (AND e OR) per ottenere una maggiore precisione. Risultati: Dopo aver escluso gli articoli non idonei, sono stati selezionati e analizzati 11 articoli, sintetizzati in una tabella riassuntiva. Le evidenze dimostrano chiaramente come la fotobiomodulazione favorisca la riduzione dell’infiammazione e stimoli la rigenerazione tissutale. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza di una corretta classificazione delle lesioni e dell’adozione di standard di cura adeguati a preparare il letto dell’ulcera al trattamento con PBM. I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa delle dimensioni delle ulcere nei pazienti trattati con PBM, rispetto ai gruppi di controllo sottoposti esclusivamente agli standard di cura. Infine, è stato approfondito il ruolo dell’infermiere nell’applicazione di questa nuova tecnologia, nonché l’individuazione dei contesti più adatti per l’uso ottimale della PBM, con particolare attenzione alla gestione delle lesioni in ambienti ambulatoriali e ospedalieri. Conclusione: la fotobiomodulazione si presenta come una strategia terapeutica innovativa e promettente, che può essere utilizzata dall’infermiere adeguatamente formato per migliorare la gestione delle ferite croniche e ridurre i tempi di guarigione. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per standardizzare i protocolli e valutare i suoi effetti a lungo termine.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/19804