Introduzione In Italia, ogni anno circa 25.000 pazienti, con un’età media di circa 80 anni, vengono sottoposti ad impianto di pacemaker. Negli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica ha portato alla creazione di pacemaker di nuova generazione, che offrono dimensioni ridotte e procedure di impianto meno invasive, riducendo i rischi perioperatori. In questo contesto, l’infermiere gioca un ruolo centrale, gestendo il paziente prima, durante e dopo l’impianto e partecipando attivamente al monitoraggio remoto a lungo termine. Obiettivo L'obiettivo di questa tesi è analizzare il ruolo fondamentale dell'infermiere nel supporto ai pazienti portatori di pacemaker, con particolare attenzione all'impatto dei nuovi dispositivi e al monitoraggio remoto, che consente una supervisione costante delle condizioni cliniche dei pazienti e del funzionamento dei dispositivi, riducendo la necessità di visite in ospedale. Materiali e metodi È stata condotta una revisione della letteratura attraverso una ricerca sistematica nelle principali banche dati scientifiche. Sono stati selezionati articoli pubblicati tra il 2015 e il 2024, che affrontano il tema della continuità assistenziale e del monitoraggio remoto nei pazienti con pacemaker. Dopo una prima selezione, sono stati inclusi sette studi pertinenti, che analizzano il ruolo dell’infermiere nell’ambito del monitoraggio remoto, dell’educazione e del coinvolgimento dei familiari, e delle cure di transizione dall’ospedale al domicilio. Risultati La letteratura ha confermato che l’assistenza infermieristica, specialmente attraverso il modello di Primary Nursing, migliora la qualità e l’aderenza dei pazienti alle terapie, riducendo l’ansia e promuovendo l’autogestione della malattia. Il monitoraggio remoto, supportato da un’adeguata educazione e un coinvolgimento costante dell’infermiere e dei familiari, si è dimostrato sicuro ed efficace, riducendo le riammissioni ospedaliere e migliorando gli esiti clinici. Tuttavia, è emerso che un’informazione e formazione inadeguate da parte del personale sanitario possono ridurre l’efficacia di questo approccio.
Il ruolo dell'infermiere nella gestione del paziente portatore di pacemaker: come è cambiato con l'avvento dei nuovi dispositivi leadless e con la diffusione della telemedicina.
PIERGENTILI, CLAUDIO
2023/2024
Abstract
Introduzione In Italia, ogni anno circa 25.000 pazienti, con un’età media di circa 80 anni, vengono sottoposti ad impianto di pacemaker. Negli ultimi anni, l’evoluzione tecnologica ha portato alla creazione di pacemaker di nuova generazione, che offrono dimensioni ridotte e procedure di impianto meno invasive, riducendo i rischi perioperatori. In questo contesto, l’infermiere gioca un ruolo centrale, gestendo il paziente prima, durante e dopo l’impianto e partecipando attivamente al monitoraggio remoto a lungo termine. Obiettivo L'obiettivo di questa tesi è analizzare il ruolo fondamentale dell'infermiere nel supporto ai pazienti portatori di pacemaker, con particolare attenzione all'impatto dei nuovi dispositivi e al monitoraggio remoto, che consente una supervisione costante delle condizioni cliniche dei pazienti e del funzionamento dei dispositivi, riducendo la necessità di visite in ospedale. Materiali e metodi È stata condotta una revisione della letteratura attraverso una ricerca sistematica nelle principali banche dati scientifiche. Sono stati selezionati articoli pubblicati tra il 2015 e il 2024, che affrontano il tema della continuità assistenziale e del monitoraggio remoto nei pazienti con pacemaker. Dopo una prima selezione, sono stati inclusi sette studi pertinenti, che analizzano il ruolo dell’infermiere nell’ambito del monitoraggio remoto, dell’educazione e del coinvolgimento dei familiari, e delle cure di transizione dall’ospedale al domicilio. Risultati La letteratura ha confermato che l’assistenza infermieristica, specialmente attraverso il modello di Primary Nursing, migliora la qualità e l’aderenza dei pazienti alle terapie, riducendo l’ansia e promuovendo l’autogestione della malattia. Il monitoraggio remoto, supportato da un’adeguata educazione e un coinvolgimento costante dell’infermiere e dei familiari, si è dimostrato sicuro ed efficace, riducendo le riammissioni ospedaliere e migliorando gli esiti clinici. Tuttavia, è emerso che un’informazione e formazione inadeguate da parte del personale sanitario possono ridurre l’efficacia di questo approccio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12075/19865