BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE DELLA TROTA MEDITERRANEA IN ITALIA CENTRALE

The current literature review dissertation analyzes the distribution of Mediterranean brown trout's (Salmo ghigii) biodiversity in central-eastern Italy, by studying papers mainly written by Caputo, Splendiani, Apostolidis, Bernatchez, Berrebi and others. The analysis is done thru landscape genetics, which studies the relations between molecular markers (microsatellites, mtDNA, LDH-C1*), environmental, climatic factors and anthropic factors. The main goal is mapping the distribution of allochthonous and autochthonous specimens in the surveyed basins. The results show a strong and widespread introgression, mainly caused by anthropogenic factors such as stocking with allochthonous specimens, but also due to the absence of hydrographic stability, imputable to an impermeable bedrock. On the other hand, where native population centres are present, stocking's impact result to be weak or null, thanks to the presence of favorable and life-sustaining hydrographic conditions, due to the calcareous bedrock; and the presence of insurmountable barriers which isolate native populations. Microsatellites analysis allowed to determine the level of genetic variability, which resulted to be significantly high, with differences on basin and sub basin levels. The study highlighted that natural park's activities don't have any significant impact on the preservation of biodiversity; at the same time naive stocking activities with putative autochthonous specimens with Italian origins pose another risk to the native population. In conclusion, conservation measures must be independent from the traditional nomenclature, based on molecular data and performed on local scale thru Management Units.

La presente tesi compilativa analizza la distribuzione della biodiversità della trota mediterranea (Salmo ghigii) nell'Italia centro-orientale, studiando i lavori effettuati principalmente da Caputo, Splendiani, Apostolidis, Bernatchez, Berrebi ed altri autori. L'analisi viene effettuata attraverso la genetica di paesaggio, che studia le relazioni tra i marcatori molecolari (microsatelliti, mtDNA, LDH-C1*), le variabili ambientali, climatiche ed attività antropiche. L'obiettivo principale si basa sulla mappatura della distribuzione di esemplari autoctoni ed alloctoni nei bacini presi in esame, al fine di valutare il livello di introgressione ed attuare degli interventi di salvaguardia. I risultati mostrano una forte e diffusa introgressione, dovuta principalmente a fattori antropici come le semine con materiale alloctono ma anche dall'assenza di condizioni idrografiche stabili, per via di un substrato impermeabile. Al contrario, laddove sono presenti nuclei di popolazioni autoctone, l'impatto delle semine è risultato essere debole o nullo, grazie alla presenza di condizioni idrografiche favorevoli alla sopravvivenza, per via del substrato calcareo; e la presenza di barriere insormontabili che isolano le popolazioni native. L'analisi dei microsatelliti ha inoltre permesso di determinare il livello di variabilità genetica, che risulta essere elevato, con differenze tra gli affluenti dello stesso bacino. Lo studio ha evidenziato che la presenza e l'attività dei parchi naturali non ha un impatto significativo sulla salvaguardia della biodiversità; ed allo stesso tempo il ripopolamento con esemplari presumibilmente autoctoni di origine italiana, è un ulteriore rischio per la popolazione autoctona. In conclusione, gli interventi di conservazione devono essere indipendenti dalla nomenclatura tradizionale, ma basate su dati molecolari ed effettuate su scala locale attraverso le Management Units.