Lo schema di certificazione "Pianta Nativa - Biodiversità" e sua possibile applicazione al sistema vivaistico marchigiano

This study examines the national and regional nursery sector, with a focus on the Marche Region, in order to assess the applicability of the “Native Plant – Biodiversity” certification scheme. Findings reveal that the adoption of such a framework is not only desirable for ecological conservation but also represents a strategic opportunity for the future of the nursery industry. The historical reliance on propagation material of unknown or non-local origin has led to genetic vulnerabilities, reducing ecosystem resilience to pathogens, pests, and climate change. Although current legislation provides some guidance in favor of native species, regulatory gaps and the lack of clear incentives remain significant barriers. Successful implementation of the certification requires joint efforts from nurseries, regional institutions, and end consumers. From an ecological perspective, the scheme supports the maintenance of genetic biodiversity and the creation of more resilient ecosystems; from an economic perspective, it enables nurseries to position themselves within an expanding niche market and encourages the development of new local supply chains, including the strategic use of certified seed material from permanent grasslands (fiorume). In conclusion, the certification “Native Plant – Biodiversity” acts not merely as a label but as a guiding tool for more sustainable production models. Future perspectives include pilot studies in selected nurseries and the development of targeted communication strategies to enhance visibility and stakeholder engagement, thereby reinforcing the Marche Region as an innovative, resilient, and leading territory in natural capital valorization.

La ricerca analizza il comparto vivaistico nazionale e regionale, con particolare attenzione alla Regione Marche, per valutare l’applicabilità dello schema di certificazione “Pianta Nativa - Biodiversità”. L’indagine ha evidenziato come l’adozione di tale strumento possa rappresentare non solo una misura necessaria per la conservazione ecologica, ma anche un’azione strategica per il futuro del settore vivaistico. L’utilizzo di materiale di moltiplicazione non locale ha infatti generato vulnerabilità genetiche, rendendo gli ecosistemi meno resilienti di fronte a patogeni, parassiti e cambiamenti climatici. Sebbene il quadro normativo presenti già indirizzi favorevoli all’impiego di specie autoctone, persistono lacune legislative e carenza di incentivi concreti. L’implementazione dello schema richiede quindi un impegno sinergico tra vivai, enti regionali e consumatori finali. Dal punto di vista ecologico, la certificazione favorisce il mantenimento della biodiversità genetica e la resilienza degli ecosistemi; dal punto di vista economico, offre ai vivai l’opportunità di posizionarsi in un mercato in crescita e di sviluppare nuove filiere locali, anche attraverso l’impiego di sementi certificate provenienti da prati stabili (fiorume). In conclusione, la certificazione “Pianta Nativa - Biodiversità” non rappresenta solo un marchio distintivo, ma uno strumento di orientamento verso modelli produttivi più sostenibili. Le prospettive future includono studi pilota in vivai selezionati e lo sviluppo di strategie di comunicazione mirate per accrescerne la visibilità e il coinvolgimento degli stakeholder, rafforzando così il ruolo delle Marche come territorio innovativo, resiliente e all’avanguardia nella valorizzazione del capitale naturale.