Il Judo nel trattamento neuropsicomotorio: potenziamento della regolazione emotiva e training sulle funzioni esecutive

This experimental thesis explores the effectiveness of integrating judo into neuropsychomotor treatment for enhancing emotional regulation and executive functions in preschool children. The sample consisted of two groups of 5-year-old children, with three boys in one group and two boys and one girl in the other. The study was conducted through qualitative observations and a battery of assessment tools (Movement ABC, APCM-2, BAFE, BRIEF-P, FEPS 2-6, NEPSY-II), which revealed several critical issues in the areas investigated. The treatment was carried out on a weekly basis, from mid-May to mid-September, with a three-week break in August. During the sessions, a specific judo setting was created, with tatami mats, belts, and judogi, structuring sports activities aimed at improving inhibition, attention, memory, and emotional regulation, all through a playful and neuropsychomotor approach. The theoretical framework and design of the intervention are based on validated methodologies, including the Sabbadini Method for setting organization and the neuropsychomotor approach, and the Benso Method, which provides a theoretical model for targeted work on executive functions and emphasizes, among other things, the importance of sport and martial arts as effective tools for stimulating these skills in childhood. At the end of the intervention, reassessment using the same tools showed a general improvement in scores, supporting the hypothesis that structured physical activity, specifically judo, can be a valuable aid in neuropsychomotor treatment for the development of executive functions and emotional-relational skills.

La presente tesi sperimentale esplora l’efficacia dell’integrazione del Judo all’interno del trattamento neuropsicomotorio per il potenziamento della regolazione emotiva e delle funzioni esecutive nei bambini in età prescolare. Il campione è composto da due gruppi di bambini di 5 anni, con tre maschi in uno e due maschi ed una femmina nell’altro. Lo studio è stato condotto tramite osservazioni qualitative e una batteria di strumenti di valutazione (Movement ABC-2, APCM-2, BAFE, BRIEF-P, FEPS 2-6, NEPSY-II), da cui sono emerse diverse criticità nelle aree indagate. Il trattamento è stato svolto con cadenza settimanale, da metà maggio a metà settembre, con una pausa di tre settimane ad agosto. Durante gli incontri è stato inserito un setting specifico dell’ambiente judoistico, con tatami, cinture e judogi, strutturando attività della disciplina sportiva orientate al miglioramento dell’inibizione, dell’attenzione, della memoria e della regolazione emotiva, il tutto attraverso un approccio ludico e neurospicomotorio. L’inquadramento teorico e la progettazione dell’intervento sono basati su metodologie validate, tra cui il Metodo Sabbadini per l’organizzazione del setting e l’approccio neuropsicomotorio, ed il Metodo Benso, che fornisce un modello teorico per il lavoro mirato sulle funzioni esecutive e sottolinea, tra l’altro, l’importanza dello sport e delle arti marziali come strumenti efficaci per stimolare tali abilità in età evolutiva. Al termine del periodo di trattamento sperimentale, la rivalutazione con gli stessi strumenti ha evidenziato un miglioramento generalizzato nei punteggi, a supporto dell’ipotesi che l’attività motoria strutturata, nello specifico il Judo, possa rappresentare un valido supporto nel trattamento neuropsicomotorio per lo sviluppo delle funzioni esecutive e delle competenze emotivo-relazionali.