Interrelazione tra nutrizione e salute mentale: il ruolo dell’infermiere nella prevenzione e nella gestione dei disturbi psichiatrici

Introduction and Objectives: Nutrition plays a central role in the prevention and management of mental disorders, influencing neurotransmitter synthesis and the functioning of the gut-brain axis (Penny M. Kris-Etherton et al., 2012; Giuseppe Grosso, 2021). A Mediterranean diet reduces the risk of depression and inflammatory markers, while a Western diet is associated with worse psychiatric outcomes (Lauren Owen & Bernard Corfe, 2017; Wolfgang Marx et al., 2017; Miguel A. Ortega et al., 2022). Chronic low-grade inflammation, often linked to obesity and poor nutrition, contributes to depression, schizophrenia, and bipolar disorder, also influencing treatment response (David Goldsmith et al., 2024). In patients with SMI, poor eating habits and psychotropic medications increase metabolic risk (Scott B. Teasdale et al., 2021; O. Ruetsch et al., 2005). Therefore, nutritional screening, nutritional education, behavior modification techniques, and motivational interviewing are essential. In this context, nurses play a key role in early assessment, promoting healthy lifestyles, and supporting change (Caitlin Opland & Tyler J. Torrico, 2024). The objective of this research is to evaluate the effects of nutrition as a treatment in the prevention and management of psychiatric disorders, and to identify the role of nurses. Materials and methods: The following databases were used for the review: MEDLINE (PubMed) and CINAHL, and the keywords used were organized by concept in a table. The filters used to select the articles were: FULL TEXT, articles published between 2015 and 2025, and articles in Italian and English. Article selection occurred in two phases: screening of titles and abstracts for relevance, followed by reading the full text to finalize the inclusion criteria. The research question was organized using the PICO methodology. Results: 18 articles that met the inclusion criteria were highlighted. Each article includes the English title, authors, year of publication, and a brief summary. Analysis and discussion: The literature demonstrates that diet and lifestyle significantly influence mental health: the Mediterranean diet has a protective role against depression and anxiety, while Western diets increase the risk (Zielińska et al., 2022; Aucoin et al., 2021). Nurse-led interventions such as nutritional education, behavioral counseling, and physical activity promotion have shown concrete benefits on weight, BMI, metabolic parameters, and quality of life in patients with severe psychiatric disorders (Çelik İnce & Günüşen, 2021; Fernández Guijarro et al., 2019). However, methodological limitations remain, including small sample sizes and a lack of objective measurements. Further research is needed to consolidate the evidence and develop increasingly targeted interventions, including targeting the biological mechanisms underlying symptoms (Goldsmith et al., 2024; Lee & Giuliani, 2019).

Introduzione e obiettivi: La nutrizione gioca un ruolo centrale nella prevenzione e gestione dei disturbi mentali, influenzando la sintesi di neurotrasmettitori e il funzionamento dell’asse intestino-cervello (Penny M. Kris-Etherton et al., 2012; Giuseppe Grosso, 2021). Una dieta mediterranea riduce il rischio di depressione e i marcatori infiammatori, mentre un modello occidentale è associato a peggiori esiti psichiatrici (Lauren Owen & Bernard Corfe, 2017; Wolfgang Marx et al., 2017; Miguel A. Ortega et al., 2022). L’infiammazione cronica di basso grado, spesso legata a obesità e cattiva alimentazione, contribuisce a depressione, schizofrenia e disturbo bipolare, influenzando anche la risposta ai trattamenti (David Goldsmith et al., 2024). Nei pazienti con SMI, cattive abitudini alimentari e farmaci psicotropi aggravano il rischio metabolico (Scott B. Teasdale et al., 2021; O. Ruetsch et al., 2005). Per questo, screening nutrizionale, educazione alimentare, tecniche di modifica del comportamento e colloqui motivazionali sono fondamentali. In questo contesto, l’infermiere ha un ruolo chiave nella valutazione precoce, nella promozione di stili di vita sani e nel supporto al cambiamento (Caitlin Opland & Tyler J. Torrico, 2024). l’obbiettivo di questa ricerca è quello di valutare gli effetti della nutrizione come trattamento nella prevenzione e nella gestione dei disturbi psichiatrici, e l’identificazione del ruolo che ricopre l’infermiere. Materiali e metodi: per svolgere la revisione sono state usate le seguenti banche dati; MEDLINE (Pubmed) e CINAHL, e le Keywords utilizzate sono state organizzate per concetto in una tabella. I filtri che sono stati utilizzati per selezionare gli articoli utilizzati sono; FULL TEXT, articoli compresi tra il 2015 e il 2025, e articoli in italiano e inglese. La selezione degli articoli è avvenuta in due fasi: screening dei titoli e degli abstract per pertinenza, seguito dalla lettura del full text per la verifica finale dei criteri di inclusione. Il quesito di ricerca è stato organizzato tramite la metodologia PICO. Risultati: Sono stati evidenziati 18 articoli che rispettavano i criteri di inclusione dove per ognuno dei quali vengono riportati il titolo in lingua inglese, gli autori, l’anno di pubblicazione e una breve sintesi. Analisi e discussione; La letteratura dimostra che alimentazione e stili di vita influenzano in modo significativo la salute mentale: la dieta mediterranea ha un ruolo protettivo contro depressione e ansia, mentre i modelli occidentali aumentano il rischio (Zielińska et al., 2022; Aucoin et al., 2021). Interventi guidati da infermieri come educazione nutrizionale, counseling comportamentale e promozione dell’attività fisica hanno mostrato benefici concreti su peso, BMI, parametri metabolici e qualità della vita nei pazienti con gravi disturbi psichiatrici (Çelik İnce & Günüşen, 2021; Fernández Guijarro et al., 2019). Restano però limiti metodologici, tra cui campioni ridotti e mancanza di misurazioni oggettive. Sono necessarie ulteriori ricerche per consolidare le evidenze e sviluppare interventi sempre più mirati, anche sui meccanismi biologici alla base dei sintomi (Goldsmith et al., 2024; Lee & Giuliani, 2019).