Flavescence dorée is a pathology typical of the grapevine plant, caused by microorganisms initially unknown or mistakenly considered viruses, later called phytoplasms. Their discovery is due to the scientific evolution of diagnostic techniques. Following the advent of molecular techniques, in particular PCR, these microorganisms have been discovered and become better known, which has led to the development of new and increasingly effective diagnostic protocols. Flavescence dorée, which today is still one of the most feared pathologies because of the damage it causes and the ease with which it spreads, was the first form of yellowish jaundice to be detected internationally in the mid-1950s in Gascony. In Italy, the disease was first reported around the 1970s in the areas of the Oltrepò pavese and from here, following the spread of its vector insect, it rapidly expanded into Veneto, Piedmont and Lombardy. Given the near impossibility of acting directly on the causal agent of the disease, the fight and defence are mainly focused on the insect that acts as a vector of transmission, the cicada Scaphoideus titanus. We have good knowledge of the latter (morphology, biological cycle and reproduction periods). It is precisely on these aspects that insecticide control plans are set up aimed at minimising or at best exterminating the populations of S. titanus. In addition to the correct phytoiatric and agronomic rules, help is also provided by the legislative ones, because thanks to DM n° 32442 of 31st May 2000, guidelines are drawn up to be followed in case of Flavescence dorée and its vector. In particular, it is necessary to underline the fact that Flavescence dorée is a quarantine pathology very difficult to completely eradicate due to the inevitable presence of inoculum sources, such as small abandoned vineyards that also serve as a refuge for S. titanus. Hence the importance of controlling its spread by avoiding the establishment in the vineyards of large populations of its vector.

La Flavescenza dorata è una malattia tipica della pianta di vite, provocata da microrganismi inizialmente sconosciuti o considerati erroneamente virus, chiamati in seguito fitoplasmi. La loro scoperta è dovuta all’evoluzione in campo scientifico delle tecniche di diagnosi. In seguito all’avvento delle tecniche molecolari, in particolare della PCR, si sono potuti scoprire e conoscere meglio questi microrganismi e ciò ha permesso la messa a punto di nuovi protocolli di diagnosi sempre più efficaci. La Flavescenza dorata, che al giorno d’oggi risulta essere ancora una delle patologie più temute per i danni che provoca e per la facilità con cui si diffonde, è stata la prima forma di giallume ad essere stata individuata in campo internazionale a metà degli anni ’50 in Guascogna. In Italia la malattia è stata segnalata per la prima volta intorno agli anni ’70 nelle zone dell’Oltrepò pavese e da qui, in seguito alla diffusione del suo insetto vettore, si è rapidamente espansa in Veneto, Piemonte e Lombardia. Data la quasi impossibilità di agire direttamente sull’agente causale della patologia, la lotta e la difesa si concentrano prevalentemente sull’insetto che funge da vettore di trasmissione, la cicalina Scaphoideus titanus. Di quest’ultima si hanno buone conoscenze in relazione alla morfologia, ciclo biologico e periodi di riproduzione. Proprio su questi aspetti si impostano piani di lotta insetticida volti a ridurre al minimo o nel migliore dei casi sterminare le popolazioni di S. titanus. Oltre alla corrette norme fitoiatriche ed agronomiche, un aiuto arriva anche da quelle legislative, perché grazie al DM n° 32442 del 31 maggio 2000, vengono tracciate delle linee guida da seguire in caso di presenza di Flavescenza dorata e del suo vettore. In particolare bisogna sottolineare il fatto che la Flavescenza dorata è una malattia da quarantena molto difficile da debellare completamente per la presenza inevitabile di fonti di inoculo, come piccoli vigneti abbandonati che fungono anche da rifugio di S. titanus. Da qui l’importanza di controllare la sua diffusione evitando l’instaurarsi nei vigneti di popolazioni consistenti del suo vettore.

Flavescenza Dorata e sue implicazioni nel panorama viticolo

COPPARI, FEDERICO
2019/2020

Abstract

Flavescence dorée is a pathology typical of the grapevine plant, caused by microorganisms initially unknown or mistakenly considered viruses, later called phytoplasms. Their discovery is due to the scientific evolution of diagnostic techniques. Following the advent of molecular techniques, in particular PCR, these microorganisms have been discovered and become better known, which has led to the development of new and increasingly effective diagnostic protocols. Flavescence dorée, which today is still one of the most feared pathologies because of the damage it causes and the ease with which it spreads, was the first form of yellowish jaundice to be detected internationally in the mid-1950s in Gascony. In Italy, the disease was first reported around the 1970s in the areas of the Oltrepò pavese and from here, following the spread of its vector insect, it rapidly expanded into Veneto, Piedmont and Lombardy. Given the near impossibility of acting directly on the causal agent of the disease, the fight and defence are mainly focused on the insect that acts as a vector of transmission, the cicada Scaphoideus titanus. We have good knowledge of the latter (morphology, biological cycle and reproduction periods). It is precisely on these aspects that insecticide control plans are set up aimed at minimising or at best exterminating the populations of S. titanus. In addition to the correct phytoiatric and agronomic rules, help is also provided by the legislative ones, because thanks to DM n° 32442 of 31st May 2000, guidelines are drawn up to be followed in case of Flavescence dorée and its vector. In particular, it is necessary to underline the fact that Flavescence dorée is a quarantine pathology very difficult to completely eradicate due to the inevitable presence of inoculum sources, such as small abandoned vineyards that also serve as a refuge for S. titanus. Hence the importance of controlling its spread by avoiding the establishment in the vineyards of large populations of its vector.
2019
2020-10-08
Effects of Flavescence dorée on viticulture
La Flavescenza dorata è una malattia tipica della pianta di vite, provocata da microrganismi inizialmente sconosciuti o considerati erroneamente virus, chiamati in seguito fitoplasmi. La loro scoperta è dovuta all’evoluzione in campo scientifico delle tecniche di diagnosi. In seguito all’avvento delle tecniche molecolari, in particolare della PCR, si sono potuti scoprire e conoscere meglio questi microrganismi e ciò ha permesso la messa a punto di nuovi protocolli di diagnosi sempre più efficaci. La Flavescenza dorata, che al giorno d’oggi risulta essere ancora una delle patologie più temute per i danni che provoca e per la facilità con cui si diffonde, è stata la prima forma di giallume ad essere stata individuata in campo internazionale a metà degli anni ’50 in Guascogna. In Italia la malattia è stata segnalata per la prima volta intorno agli anni ’70 nelle zone dell’Oltrepò pavese e da qui, in seguito alla diffusione del suo insetto vettore, si è rapidamente espansa in Veneto, Piemonte e Lombardia. Data la quasi impossibilità di agire direttamente sull’agente causale della patologia, la lotta e la difesa si concentrano prevalentemente sull’insetto che funge da vettore di trasmissione, la cicalina Scaphoideus titanus. Di quest’ultima si hanno buone conoscenze in relazione alla morfologia, ciclo biologico e periodi di riproduzione. Proprio su questi aspetti si impostano piani di lotta insetticida volti a ridurre al minimo o nel migliore dei casi sterminare le popolazioni di S. titanus. Oltre alla corrette norme fitoiatriche ed agronomiche, un aiuto arriva anche da quelle legislative, perché grazie al DM n° 32442 del 31 maggio 2000, vengono tracciate delle linee guida da seguire in caso di presenza di Flavescenza dorata e del suo vettore. In particolare bisogna sottolineare il fatto che la Flavescenza dorata è una malattia da quarantena molto difficile da debellare completamente per la presenza inevitabile di fonti di inoculo, come piccoli vigneti abbandonati che fungono anche da rifugio di S. titanus. Da qui l’importanza di controllare la sua diffusione evitando l’instaurarsi nei vigneti di popolazioni consistenti del suo vettore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/3505