Introduzione: L’incannulazione endovenosa periferica è una tecnica invasiva tra le più comuni nei reparti di pronto soccorso, essa infatti permette in molti casi di salvare la vita del paziente garantendo l’infusione di diverse soluzioni. Tuttavia, le manovre di inserimento e di gestione del dispositivo endovenoso se non adeguatamente eseguite, possono comportare ulteriori complicanze oltre a quelle già presenti nel paziente. Questo studio ha valutato la pratica corrente degli infermieri nel pronto soccorso dell’ospedale di Civitanova Marche e confrontata con le evidenze scientifiche del settore. Metodi: È stato condotto uno studio cross-sectional nel marzo 2021 presso il pronto soccorso dell’ospedale civile di Civitanova Marche. Sono stati raccolti i dati sulle procedure di posizionamento e gestione dei cateteri endovenosi periferici, attraverso l’uso di una griglia di valutazione realizzata seguendo le raccomandazioni fornite da linee guida e buone pratiche nella piattaforma Google moduli. La griglia consentiva di raccogliere i dati in merito alle azioni di accertamento, posizionamento, gestione del dispositivo e gestione delle complicanze. Risultati: In totale sono stati registrati 13 posizionamenti di accessi venosi periferici e lo studio ha riportato come il 69,2% (n = 9) di essi non è stato utilizzato se non per effettuare un prelievo ematico. Al 100% (n = 13) dei pazienti, prima del posizionamento è stata valutata la presenza di eventuali alterazioni nella sede di incannulazione. L’antisettico utilizzato in tutti i casi è stato la clorexidina 2% alcol mentre il rispetto dei tempi di contatto è stato atteso nel 30,8% (n = 4) dei pazienti. Gli operatori non hanno eseguito il lavaggio delle mani, prima di realizzare la tecnica nel 53,8% dei posizionamenti (n = 7) mentre nel 46,2% (n = 6) è stato effettuato il frizionamento con gel a base alcolica. Tra le possibili complicanze legate alla permanenza del catetere venoso periferico, come la dislocazione (n = 0; 0%), la flebite (n = 0; 0%), o l’infiltrazione (n = 0; 0%) non sono state osservate da nessun operatore in quanto non si sono manifestate. Conclusioni: Lo studio ha identificato un’alta percentuale di cateteri venosi periferici inutilizzati nel pronto soccorso. Esso invita a promuovere criteri guida che supportino gli operatori a decidere quando sia appropriato o meno posizionare un dispositivo in base alle condizioni cliniche del paziente. Emerge anche come sia necessario, un intervento per promuovere le migliori pratiche, aumentare la consapevolezza da parte degli operatori dei rischi conseguenti l’impianto dei cateteri venosi periferici soprattutto se inappropriati e migliorare la documentazione.

La gestione degli accessi venosi periferici in pronto soccorso: uno studio cross-sectional

MERCOLDI, MATTEO
2019/2020

Abstract

Introduzione: L’incannulazione endovenosa periferica è una tecnica invasiva tra le più comuni nei reparti di pronto soccorso, essa infatti permette in molti casi di salvare la vita del paziente garantendo l’infusione di diverse soluzioni. Tuttavia, le manovre di inserimento e di gestione del dispositivo endovenoso se non adeguatamente eseguite, possono comportare ulteriori complicanze oltre a quelle già presenti nel paziente. Questo studio ha valutato la pratica corrente degli infermieri nel pronto soccorso dell’ospedale di Civitanova Marche e confrontata con le evidenze scientifiche del settore. Metodi: È stato condotto uno studio cross-sectional nel marzo 2021 presso il pronto soccorso dell’ospedale civile di Civitanova Marche. Sono stati raccolti i dati sulle procedure di posizionamento e gestione dei cateteri endovenosi periferici, attraverso l’uso di una griglia di valutazione realizzata seguendo le raccomandazioni fornite da linee guida e buone pratiche nella piattaforma Google moduli. La griglia consentiva di raccogliere i dati in merito alle azioni di accertamento, posizionamento, gestione del dispositivo e gestione delle complicanze. Risultati: In totale sono stati registrati 13 posizionamenti di accessi venosi periferici e lo studio ha riportato come il 69,2% (n = 9) di essi non è stato utilizzato se non per effettuare un prelievo ematico. Al 100% (n = 13) dei pazienti, prima del posizionamento è stata valutata la presenza di eventuali alterazioni nella sede di incannulazione. L’antisettico utilizzato in tutti i casi è stato la clorexidina 2% alcol mentre il rispetto dei tempi di contatto è stato atteso nel 30,8% (n = 4) dei pazienti. Gli operatori non hanno eseguito il lavaggio delle mani, prima di realizzare la tecnica nel 53,8% dei posizionamenti (n = 7) mentre nel 46,2% (n = 6) è stato effettuato il frizionamento con gel a base alcolica. Tra le possibili complicanze legate alla permanenza del catetere venoso periferico, come la dislocazione (n = 0; 0%), la flebite (n = 0; 0%), o l’infiltrazione (n = 0; 0%) non sono state osservate da nessun operatore in quanto non si sono manifestate. Conclusioni: Lo studio ha identificato un’alta percentuale di cateteri venosi periferici inutilizzati nel pronto soccorso. Esso invita a promuovere criteri guida che supportino gli operatori a decidere quando sia appropriato o meno posizionare un dispositivo in base alle condizioni cliniche del paziente. Emerge anche come sia necessario, un intervento per promuovere le migliori pratiche, aumentare la consapevolezza da parte degli operatori dei rischi conseguenti l’impianto dei cateteri venosi periferici soprattutto se inappropriati e migliorare la documentazione.
2019
2021-04-28
The management of peripheral venous access in the emergency room: a cross-sectional study
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/4016