I mercati finanziari, nel corso degli ultimi anni, hanno subito sviluppi significativi, che ne hanno modificato e trasformato la fisionomia. Alla base di tale evoluzione si possono ricercare molteplici fattori di carattere sociale, economico, nonché il costante impatto della tecnologia. A livello europeo, si è pertanto, ravvisata la necessità di riorganizzare la struttura dei mercati, attraverso la promulgazione di regole comuni a tutti gli Stati membri. L’obiettivo principale è l’integrazione delle legislazioni degli organi predisposti nel perimetro dell’Unione Europea, nell’ottica di plasmare un mercato finanziario “paneuropeo”. Punto di partenza delle recenti normative comunitarie è il c.d. “Financial Services Action Plan” del 1999. Il più ampio rilievo è, tuttavia, da attribuire alla direttiva 2004/39/CE, meglio conosciuta con l’acronimo MiFID (Market in Financial Instruments Directive), approvata nel 2004, attraverso cui si segna il definitivo passaggio ad un mercato unico europeo per i servizi di investimento. Il sistema MiFID ha introdotto modifiche epocali, a partire dall’eliminazione dell’obbligo di concentrazione degli scambi azionari sui mercati regolamentati, con il conseguente sviluppo di piattaforme alternative di trading, in grado di agevolare lo sviluppo di meccanismi concorrenziali tra le esistenti Borse Valori e le nuove sedi di negoziazione. Con la rapida evoluzione dei mercati, la citata direttiva si è rivelata sempre meno idonea ai bisogni di un mondo finanziario sempre più articolato, pertanto alcuni elementi in essa contenuti, sono stati in parte refusi nella direttiva 2014/65/CE, c.d. MiFID II, che abroga la previgente direttiva, con lo scopo di superarne le criticità e le lacune emerse dalle analisi riportate dalla Autorità di Vigilanza nazionali ed europee. Le modifiche si concretizzano con l’introduzione di un nuovo servizio di investimento che ha come oggetto la gestione di sistemi organizzati di negoziazione (OTF) e con una nuova disciplina di trasparenza negli scambi, attraverso l’adozione di requisiti volti ad assicurare la tutela degli operatori, riducendo gli squilibri fra le sedi di negoziazione, che nel corso del tempo, avevano rappresentato grossi ostacoli per la realizzazione di un “level playing field” europeo. L’elaborato si propone di fornire una panoramica dei principali cambiamenti che sono stati apportati dalla direttiva, analizzando i punti di forza e di debolezza delle disposizioni normative in atto. Di fatto, la facoltà di operare su diverse tipologie di trading venues, ha favorito lo sviluppo di tutte le piattaforme alternative alle Borse ufficiali e in questo possono essere individuati diversi fattori di successo, primi tra tutti una riduzione dei costi (attraverso l’introduzione di meccanismi rebate) e un incremento della ampiezza del portafoglio di titoli in negoziazione. Tuttavia, è indispensabile evidenziare come, alcuni dei fini normativi non siano stati pienamente conseguiti, a seguito di particolari frizioni del mercato, ma anche a causa di criticità normative. Verrà fornita un’analisi sul vuoto normativo MiFID in tema di best execution: l’efficienza di esecuzione potrebbe essere rafforzata tramite un meccanismo “EBBO” (European Best Bid Offer), del tutto assente nell’Unione Europea, ma presente negli Stati Uniti, con il benchmark di riferimento rappresentato dal “NBBO”, in grado di fornire al trader l’accesso al miglior prezzo di contrattazione presente su ciascuna trading venue in ogni instante. A tal proposito si segnala l’intenzione di un’ulteriore riforma della MiFID II (prevista per Luglio 2020), con riferimento alle criticità emerse nella divulgazione dei dati e dei costi e nella gestione della trasparenza, dedicata agli investitori.

L'IMPATTO DELLA DIRETTIVA MiFID II SULLA STRUTTURA DEI MERCATI FINANZIARI EUROPEI

RIPANTI, AGNESE
2019/2020

Abstract

I mercati finanziari, nel corso degli ultimi anni, hanno subito sviluppi significativi, che ne hanno modificato e trasformato la fisionomia. Alla base di tale evoluzione si possono ricercare molteplici fattori di carattere sociale, economico, nonché il costante impatto della tecnologia. A livello europeo, si è pertanto, ravvisata la necessità di riorganizzare la struttura dei mercati, attraverso la promulgazione di regole comuni a tutti gli Stati membri. L’obiettivo principale è l’integrazione delle legislazioni degli organi predisposti nel perimetro dell’Unione Europea, nell’ottica di plasmare un mercato finanziario “paneuropeo”. Punto di partenza delle recenti normative comunitarie è il c.d. “Financial Services Action Plan” del 1999. Il più ampio rilievo è, tuttavia, da attribuire alla direttiva 2004/39/CE, meglio conosciuta con l’acronimo MiFID (Market in Financial Instruments Directive), approvata nel 2004, attraverso cui si segna il definitivo passaggio ad un mercato unico europeo per i servizi di investimento. Il sistema MiFID ha introdotto modifiche epocali, a partire dall’eliminazione dell’obbligo di concentrazione degli scambi azionari sui mercati regolamentati, con il conseguente sviluppo di piattaforme alternative di trading, in grado di agevolare lo sviluppo di meccanismi concorrenziali tra le esistenti Borse Valori e le nuove sedi di negoziazione. Con la rapida evoluzione dei mercati, la citata direttiva si è rivelata sempre meno idonea ai bisogni di un mondo finanziario sempre più articolato, pertanto alcuni elementi in essa contenuti, sono stati in parte refusi nella direttiva 2014/65/CE, c.d. MiFID II, che abroga la previgente direttiva, con lo scopo di superarne le criticità e le lacune emerse dalle analisi riportate dalla Autorità di Vigilanza nazionali ed europee. Le modifiche si concretizzano con l’introduzione di un nuovo servizio di investimento che ha come oggetto la gestione di sistemi organizzati di negoziazione (OTF) e con una nuova disciplina di trasparenza negli scambi, attraverso l’adozione di requisiti volti ad assicurare la tutela degli operatori, riducendo gli squilibri fra le sedi di negoziazione, che nel corso del tempo, avevano rappresentato grossi ostacoli per la realizzazione di un “level playing field” europeo. L’elaborato si propone di fornire una panoramica dei principali cambiamenti che sono stati apportati dalla direttiva, analizzando i punti di forza e di debolezza delle disposizioni normative in atto. Di fatto, la facoltà di operare su diverse tipologie di trading venues, ha favorito lo sviluppo di tutte le piattaforme alternative alle Borse ufficiali e in questo possono essere individuati diversi fattori di successo, primi tra tutti una riduzione dei costi (attraverso l’introduzione di meccanismi rebate) e un incremento della ampiezza del portafoglio di titoli in negoziazione. Tuttavia, è indispensabile evidenziare come, alcuni dei fini normativi non siano stati pienamente conseguiti, a seguito di particolari frizioni del mercato, ma anche a causa di criticità normative. Verrà fornita un’analisi sul vuoto normativo MiFID in tema di best execution: l’efficienza di esecuzione potrebbe essere rafforzata tramite un meccanismo “EBBO” (European Best Bid Offer), del tutto assente nell’Unione Europea, ma presente negli Stati Uniti, con il benchmark di riferimento rappresentato dal “NBBO”, in grado di fornire al trader l’accesso al miglior prezzo di contrattazione presente su ciascuna trading venue in ogni instante. A tal proposito si segnala l’intenzione di un’ulteriore riforma della MiFID II (prevista per Luglio 2020), con riferimento alle criticità emerse nella divulgazione dei dati e dei costi e nella gestione della trasparenza, dedicata agli investitori.
2019
2020-07-11
THE IMPACT OF MIFID II ON EUROPEAN FINANCIAL MARKET STRUCTURE
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Descrizione: Tesi di Agnese Ripanti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/4443