Nell’ultimo decennio la ricerca neurobiologica più avanzata ha evidenziato l’importanza cruciale del microbiota intestinale sia per lo sviluppo del cervello, sia per il mantenimento delle funzioni cognitive, rendendo possibili prospettive di miglioramento dei deficit cognitivi prima impensabili. Originariamente, infatti, si riteneva che il funzionamento cognitivo fosse esclusivamente regolato dal sistema nervoso centrale, attraverso sistemi di potenziamento a lungo termine e di neurogenesi coinvolti, tra l’altro, nella formazione e nell’immagazzinamento dei ricordi. Alla luce delle recenti evidenze scientifiche, invece, le funzioni cognitive sembrano influenzate anche da altri sistemi tra cui, ad esempio, il sistema immunitario ed il microbioma intestinale. Grazie a studi clinici e di ricerca è stato infatti possibile rilevare la presenza di una certa compromissione cognitiva in numerosi stati di malattia, sia di natura gastrointestinale che extraintestinale, in molti dei quali è stato evidenziato un ruolo della disbiosi nella patogenesi della malattia stessa. Tra le condizioni patologiche oggetto di studio rispetto al rapporto funzioni cognitive - microbioma è possibile annoverare le malattie infiammatorie intestinali (IBD), la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), il diabete mellito di tipo 1 (T1D), l’obesità, il disturbo depressivo maggiore e i disturbi dello spettro autistico. Infine, conseguentemente alle ultime scoperte e ad una nuova e crescente consapevolezza, si sta rapidamente diffondendo nella popolazione generale l’uso di probiotici per modulare stati di salute e migliorare condizioni patologiche. Prove crescenti stanno rivelando effetti benefici dei probiotici che si estendono ben oltre una semplice modificazione della composizione del microbiota intestinale, influenzando positivamente aspetti quali comportamento, umore e funzioni cognitive. Diversi studi hanno evidenziato cambiamenti nella neurogenesi, nell’espressione di cFOS e di fattori neurotrofici cerebrali (BDNF) come possibili meccanismi di comunicazione tra microbiota e cervello. Scoprire che determinati ceppi di microrganismi interferiscono con le nostre strutture e funzioni cerebrali, sebbene non sempre in modo positivo, sta aprendo nuovi e motivanti scenari in relazione soprattutto a quella che potrà essere la terapia delle malattie psichiatriche e al trattamento preventivo dei soggetti portatori di particolari vulnerabilità nei confronti di disturbi di tipo neurocognitivo.

Asse microbiota-intestino-cervello: l'enigmatico dialogo tra microrganismi e neuroni

BRODOLONI, ELEONORA
2019/2020

Abstract

Nell’ultimo decennio la ricerca neurobiologica più avanzata ha evidenziato l’importanza cruciale del microbiota intestinale sia per lo sviluppo del cervello, sia per il mantenimento delle funzioni cognitive, rendendo possibili prospettive di miglioramento dei deficit cognitivi prima impensabili. Originariamente, infatti, si riteneva che il funzionamento cognitivo fosse esclusivamente regolato dal sistema nervoso centrale, attraverso sistemi di potenziamento a lungo termine e di neurogenesi coinvolti, tra l’altro, nella formazione e nell’immagazzinamento dei ricordi. Alla luce delle recenti evidenze scientifiche, invece, le funzioni cognitive sembrano influenzate anche da altri sistemi tra cui, ad esempio, il sistema immunitario ed il microbioma intestinale. Grazie a studi clinici e di ricerca è stato infatti possibile rilevare la presenza di una certa compromissione cognitiva in numerosi stati di malattia, sia di natura gastrointestinale che extraintestinale, in molti dei quali è stato evidenziato un ruolo della disbiosi nella patogenesi della malattia stessa. Tra le condizioni patologiche oggetto di studio rispetto al rapporto funzioni cognitive - microbioma è possibile annoverare le malattie infiammatorie intestinali (IBD), la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), il diabete mellito di tipo 1 (T1D), l’obesità, il disturbo depressivo maggiore e i disturbi dello spettro autistico. Infine, conseguentemente alle ultime scoperte e ad una nuova e crescente consapevolezza, si sta rapidamente diffondendo nella popolazione generale l’uso di probiotici per modulare stati di salute e migliorare condizioni patologiche. Prove crescenti stanno rivelando effetti benefici dei probiotici che si estendono ben oltre una semplice modificazione della composizione del microbiota intestinale, influenzando positivamente aspetti quali comportamento, umore e funzioni cognitive. Diversi studi hanno evidenziato cambiamenti nella neurogenesi, nell’espressione di cFOS e di fattori neurotrofici cerebrali (BDNF) come possibili meccanismi di comunicazione tra microbiota e cervello. Scoprire che determinati ceppi di microrganismi interferiscono con le nostre strutture e funzioni cerebrali, sebbene non sempre in modo positivo, sta aprendo nuovi e motivanti scenari in relazione soprattutto a quella che potrà essere la terapia delle malattie psichiatriche e al trattamento preventivo dei soggetti portatori di particolari vulnerabilità nei confronti di disturbi di tipo neurocognitivo.
2019
2020-10-21
Cognitive Function and the Microbiome
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
ppt Brodoloni FB.pdf

Open Access dal 21/10/2023

Descrizione: Presentazione elaborato + riassunto esteso
Dimensione 1.48 MB
Formato Adobe PDF
1.48 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/4694