Le nanoparticelle basate su virus sono state utilizzate per una vasta gamma di applicazioni, spaziando dalla scienza dei materiali di base alla medicina traslazionale. La loro propensione ad autoassemblarsi in strutture precise ha portato al loro utilizzo come agenti di contrasto ottico e relative applicazioni biofotoniche. In questo studio sono state confrontate le architetture di due diverse VNPs per determinare l’impatto della densità del colorante, la localizzazione della tintura, la chimica di coniugazione e il microambiente sulle proprietà ottiche delle sonde. L’intensità di fluorescenza e la durata delle particelle sono state determinate, in primo luogo usando esperimenti fotochimici sul banco di lavoro, e in secondo luogo utilizzando esperimenti di imaging mediante esperimenti di coltura tissutale. Le sonde ottiche basate su virus sono risultate straordinariamente robuste in condizioni di luce laser pulsata ultracorta e con una quantità significativa di energia di eccitazione, mantenendo stabilità chimica e strutturale. L’emissione di fluorescenza più efficace è stata ottenuta attraverso il posizionamento del colorante a densità ottimizzate accoppiate alla superficie esterna evitando sistemi ad anello coniugato. Le misurazioni a vita indicano che l’emissione di fluorescenza dipende non solo dalla spaziatura dei fluorofori, ma anche dall’impilamento dei dimeri e dai cambiamenti di configurazione che portano al rilassamento senza radiazioni; questi processi sono correlati alla chimica della coniugazione e alla forma delle nanoparticelle. Per applicazioni biologiche le particelle sono state anche esaminate in colture tissutali, da cui è emerso che le proprietà ottiche differivano da quelle riscontrate sul banco a causa degli effetti dei processi cellulari e della cinetica di assorbimento.
INTERFACCIA DI FISICA E BIOLOGIA: INGEGNERIA DELLE NANOPARTICELLE BASATE SU VIRUS PER LA BIOFOTONICA
PREZIOSI, ALESSIA
2018/2019
Abstract
Le nanoparticelle basate su virus sono state utilizzate per una vasta gamma di applicazioni, spaziando dalla scienza dei materiali di base alla medicina traslazionale. La loro propensione ad autoassemblarsi in strutture precise ha portato al loro utilizzo come agenti di contrasto ottico e relative applicazioni biofotoniche. In questo studio sono state confrontate le architetture di due diverse VNPs per determinare l’impatto della densità del colorante, la localizzazione della tintura, la chimica di coniugazione e il microambiente sulle proprietà ottiche delle sonde. L’intensità di fluorescenza e la durata delle particelle sono state determinate, in primo luogo usando esperimenti fotochimici sul banco di lavoro, e in secondo luogo utilizzando esperimenti di imaging mediante esperimenti di coltura tissutale. Le sonde ottiche basate su virus sono risultate straordinariamente robuste in condizioni di luce laser pulsata ultracorta e con una quantità significativa di energia di eccitazione, mantenendo stabilità chimica e strutturale. L’emissione di fluorescenza più efficace è stata ottenuta attraverso il posizionamento del colorante a densità ottimizzate accoppiate alla superficie esterna evitando sistemi ad anello coniugato. Le misurazioni a vita indicano che l’emissione di fluorescenza dipende non solo dalla spaziatura dei fluorofori, ma anche dall’impilamento dei dimeri e dai cambiamenti di configurazione che portano al rilassamento senza radiazioni; questi processi sono correlati alla chimica della coniugazione e alla forma delle nanoparticelle. Per applicazioni biologiche le particelle sono state anche esaminate in colture tissutali, da cui è emerso che le proprietà ottiche differivano da quelle riscontrate sul banco a causa degli effetti dei processi cellulari e della cinetica di assorbimento.File | Dimensione | Formato | |
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