Gli animali hanno una vasta gamma di adattamenti per difendere la prole dai predatori. Diverse specie, soprattutto uccelli, utilizzano una particolare tattica di difesa che ha lo scopo di catturare l’attenzione di un predatore, riducendo la possibilità per la prole di essere scoperta e predata. Si tratta dei cosiddetti «comportamenti di distrazione», che costituiscono singolari tattiche anti-predatorie il cui successo è legato al fatto che il genitore che si esibisce diventa il centro dell'attenzione di un predatore. Questi comportamenti sono rari negli animali diversi dagli uccelli (es.: mammiferi e pesci), essendo efficaci solo laddove il predatore principale è a terra ed ha abitudini diurne, la preda ha la capacità di fuggire rapidamente (es.: mediante volo) e il nido è posto in ambienti aperti ed esposti. Essendo legati a questi fattori, questi comportamenti, che possono assumere numerose forme, sono presenti negli uccelli ma in modo irregolare nelle diverse specie. Negli uccelli le cure alla prole sono generalmente biparentali, ma i comportamenti di distrazione sono quasi sempre a carico di uno dei due sessi. Anche la durata del periodo riproduttivo (dalla deposizione all’involo) influenza i comportamenti di distrazione, che sono funzione della vulnerabilità del nido e del valore della covata. Essendo dispendiosi a livello energetico e, spesso, ad alto rischio, questi comportamenti possono essere svolti solo quando la probabilità di sopravvivenza e l'investimento difeso sono alti. In caso contrario, una difesa anti-predatoria alternativa può essere più vantaggiosa. La tesi analizza la recente revisione di Rosalind K. Humphreys & Graeme D. Ruxton (2020), che aggiorna il quadro delle conoscenze sui comportamenti di distrazione, fornendo anche alcuni spunti per orientare i futuri studi, che dovrebbero meglio indagare l’influenza delle caratteristiche delle prede, delle caratteristiche ambientali, delle interazioni intraspecifiche e degli effetti degli incontri a lungo termine con i predatori, oltre al dimorfismo comportamentale tra i sessi.
Comportamenti degli uccelli per distrarre i predatori
CEVOLINI, FRANCESCA
2020/2021
Abstract
Gli animali hanno una vasta gamma di adattamenti per difendere la prole dai predatori. Diverse specie, soprattutto uccelli, utilizzano una particolare tattica di difesa che ha lo scopo di catturare l’attenzione di un predatore, riducendo la possibilità per la prole di essere scoperta e predata. Si tratta dei cosiddetti «comportamenti di distrazione», che costituiscono singolari tattiche anti-predatorie il cui successo è legato al fatto che il genitore che si esibisce diventa il centro dell'attenzione di un predatore. Questi comportamenti sono rari negli animali diversi dagli uccelli (es.: mammiferi e pesci), essendo efficaci solo laddove il predatore principale è a terra ed ha abitudini diurne, la preda ha la capacità di fuggire rapidamente (es.: mediante volo) e il nido è posto in ambienti aperti ed esposti. Essendo legati a questi fattori, questi comportamenti, che possono assumere numerose forme, sono presenti negli uccelli ma in modo irregolare nelle diverse specie. Negli uccelli le cure alla prole sono generalmente biparentali, ma i comportamenti di distrazione sono quasi sempre a carico di uno dei due sessi. Anche la durata del periodo riproduttivo (dalla deposizione all’involo) influenza i comportamenti di distrazione, che sono funzione della vulnerabilità del nido e del valore della covata. Essendo dispendiosi a livello energetico e, spesso, ad alto rischio, questi comportamenti possono essere svolti solo quando la probabilità di sopravvivenza e l'investimento difeso sono alti. In caso contrario, una difesa anti-predatoria alternativa può essere più vantaggiosa. La tesi analizza la recente revisione di Rosalind K. Humphreys & Graeme D. Ruxton (2020), che aggiorna il quadro delle conoscenze sui comportamenti di distrazione, fornendo anche alcuni spunti per orientare i futuri studi, che dovrebbero meglio indagare l’influenza delle caratteristiche delle prede, delle caratteristiche ambientali, delle interazioni intraspecifiche e degli effetti degli incontri a lungo termine con i predatori, oltre al dimorfismo comportamentale tra i sessi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12075/623