Il lavoro si propone di esplorare le strategie di comunicazione, con un focus sull’uso del digital, nel settore delle performing arts. Questo settore viene raramente preso in considerazione negli studi, anche se molto spesso offre i suoi servizi per comunicare prodotti commerciali offrendosi come strumento comunicativo alle più disparate imprese (utilizzo di personaggi famosi come sponsor, product placement nelle produzioni artistiche, installazioni artistiche e potremmo continuare con la miriade di strumenti che questo settore rende disponibile per pubblicizzare i prodotti delle aziende “classiche”). Alcune domande di ricerca alle quali la presente tesi cerca di rispondere sono le seguenti: come fanno le organizzazioni di questo settore a comunicare e a penetrare il mercato con il loro di prodotto? Quali strumenti e strategie utilizzano per arrivare al cliente? E soprattutto, possiamo considerare l’ambiente delle performing arts, o comunque l’attività comunicativa svolta in esso, diversa o meno importante di quella svolta in altri settori? Il fine dell’elaborato è rispondere a tali quesiti e rivivere come “l’arte” della comunicazione si sia sviluppata dagli anni Sessanta, soprattutto dopo il 1968 attraverso le politiche culturali urbane, per rispondere alla domanda crescente di prodotti culturali (la crescita del tempo libero disponibile, la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento delle giornate di ferie retribuite e anche una crescita di vari movimenti collettivi urbani: giovanili, studenteschi, femministi, etc.) fino ai giorni nostri: oggi, la comunicazione nel settore performativo, ma più in generale in quello culturale, ha il compito di attirare un’utenza ormai sempre meno interessata ad un prodotto che risulta, ai più, poco accattivante. È dovere di chi si occupa della comunicazione, oggi più di ieri, fare in modo di trovare nuove politiche e strategie per invertire tale tendenza. Centrale sarà la questione “digitale”, tema che ormai monopolizza il di-battito accademico e non, nei settori della comunicazione, ma che similmente per quanto detto precedentemente perde è tardato molto ad essere analizzato in relazione al settore culturale, lasciati anche questa volta ai margini delle trattazioni scientifiche. Come è ormai avvenuto abbondantemente in tutti gli ambiti, anche l’offerta comunicativa delle performing arts si è evoluta, abbracciando i modelli e le tecniche nate dalla rivoluzione digitale. La sua evoluzione risulta poi ancora più complessa e ricca che in molti altri settori; infatti, l’introduzione delle ICT non ha modificato solo l’aspetto comunicativo e organizzativo degli enti performativi ma, in molti casi, ha portato ad un’evoluzione del concetto artistico e alla nascita di nuove forme di arte (le categorie tradizionali, quali musica, danza, arte visuale e opera sono ormai solo una piccola parte di ciò che può considerarsi arte, concetto che ormai comprende discipline estremamente eterogenee e non correlate tra di lo-ro, rendendo impossibile il loro governo attraverso metodologie e strumenti simili), che nascono sia dallo sviluppo naturale delle discipline classiche, sia per andare incontro alle modificazioni nei gusti del pubblico, ha richiesto, e richiede tutt’ora, un continuo sforzo di ricerca delle tecniche più appropriate ed efficaci per la loro comunicazione. Allo stesso modo nuove tipologie di consumatori si sono affacciati nel consumo dei prodotti performativi, e soprattutto quelli appartenenti al-le fasce più giovani hanno la volontà, e sono decisi a partecipare a processi di co-creazione e condivisione dei contenuti attraverso le tecnologie digitali.
Il digital marketing nelle performing arts
RANELLUCCI, MARCO
2020/2021
Abstract
Il lavoro si propone di esplorare le strategie di comunicazione, con un focus sull’uso del digital, nel settore delle performing arts. Questo settore viene raramente preso in considerazione negli studi, anche se molto spesso offre i suoi servizi per comunicare prodotti commerciali offrendosi come strumento comunicativo alle più disparate imprese (utilizzo di personaggi famosi come sponsor, product placement nelle produzioni artistiche, installazioni artistiche e potremmo continuare con la miriade di strumenti che questo settore rende disponibile per pubblicizzare i prodotti delle aziende “classiche”). Alcune domande di ricerca alle quali la presente tesi cerca di rispondere sono le seguenti: come fanno le organizzazioni di questo settore a comunicare e a penetrare il mercato con il loro di prodotto? Quali strumenti e strategie utilizzano per arrivare al cliente? E soprattutto, possiamo considerare l’ambiente delle performing arts, o comunque l’attività comunicativa svolta in esso, diversa o meno importante di quella svolta in altri settori? Il fine dell’elaborato è rispondere a tali quesiti e rivivere come “l’arte” della comunicazione si sia sviluppata dagli anni Sessanta, soprattutto dopo il 1968 attraverso le politiche culturali urbane, per rispondere alla domanda crescente di prodotti culturali (la crescita del tempo libero disponibile, la riduzione dell’orario di lavoro, l’aumento delle giornate di ferie retribuite e anche una crescita di vari movimenti collettivi urbani: giovanili, studenteschi, femministi, etc.) fino ai giorni nostri: oggi, la comunicazione nel settore performativo, ma più in generale in quello culturale, ha il compito di attirare un’utenza ormai sempre meno interessata ad un prodotto che risulta, ai più, poco accattivante. È dovere di chi si occupa della comunicazione, oggi più di ieri, fare in modo di trovare nuove politiche e strategie per invertire tale tendenza. Centrale sarà la questione “digitale”, tema che ormai monopolizza il di-battito accademico e non, nei settori della comunicazione, ma che similmente per quanto detto precedentemente perde è tardato molto ad essere analizzato in relazione al settore culturale, lasciati anche questa volta ai margini delle trattazioni scientifiche. Come è ormai avvenuto abbondantemente in tutti gli ambiti, anche l’offerta comunicativa delle performing arts si è evoluta, abbracciando i modelli e le tecniche nate dalla rivoluzione digitale. La sua evoluzione risulta poi ancora più complessa e ricca che in molti altri settori; infatti, l’introduzione delle ICT non ha modificato solo l’aspetto comunicativo e organizzativo degli enti performativi ma, in molti casi, ha portato ad un’evoluzione del concetto artistico e alla nascita di nuove forme di arte (le categorie tradizionali, quali musica, danza, arte visuale e opera sono ormai solo una piccola parte di ciò che può considerarsi arte, concetto che ormai comprende discipline estremamente eterogenee e non correlate tra di lo-ro, rendendo impossibile il loro governo attraverso metodologie e strumenti simili), che nascono sia dallo sviluppo naturale delle discipline classiche, sia per andare incontro alle modificazioni nei gusti del pubblico, ha richiesto, e richiede tutt’ora, un continuo sforzo di ricerca delle tecniche più appropriate ed efficaci per la loro comunicazione. Allo stesso modo nuove tipologie di consumatori si sono affacciati nel consumo dei prodotti performativi, e soprattutto quelli appartenenti al-le fasce più giovani hanno la volontà, e sono decisi a partecipare a processi di co-creazione e condivisione dei contenuti attraverso le tecnologie digitali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12075/1636