Il Mediterraneo è uno dei bacini nel mondo in cui gli elasmobranchi sono maggiormente minacciati, principalmente a causa del by-catch. Per poter sviluppare programmi di conservazione è fondamentale conoscerne la biologia e, tramite lo studio della loro dieta, determinarne il ruolo trofico a livello di mesoscala. Esemplari di palombo punteggiato, Mustelus punctulatus, sono stati raccolti in tre diverse zone nell’Adriatico centro-settentrionale (Golfo di Trieste, Laguna di Venezia, Emilia-Marche), al fine di determinarne le preferenze alimentari. Sono quindi stati utilizzati due approcci integrati, l’analisi dei contenuti stomacali e la determinazione del contenuto di isotopi stabili di N e C. Quest’ultima analisi è stata effettuata in campioni provenienti da tessuti con un diverso tasso di turnover di incorporazione del segnale isotopico delle prede assimilate, ovvero il muscolo e le vertebre, dalle quali diversi campioni sono stati prelevati grazie alla messa a punto di un protocollo ad hoc. I risultati ottenuti hanno confermato il ruolo di mesopredatore del palombo punteggiato, che si nutre principalmente di specie bentopelagiche in tutta l’area considerata. I valori di δ13C e δ15N dei campioni di muscolo sono simili a quelli già presenti in letteratura, sebbene si sia evidenziata una leggera deplezione di 15N in tutti i campioni. Non essendo plausibile l’esistenza di uno shift della dieta di questa specie verso livelli trofici inferiori causata dall’impatto della pesca, che è addirittura diminuito negli ultimi anni nella zona di studio, questa deplezione potrebbe essere stata causata dal forte aumento di apporti terrigeni dal Po, particolarmente accentuato dall’alluvione di maggio 2023. Il paragone dei valori ricavati nel core e nella porzione esterna delle vertebre indica l’esistenza di uno shift ontogenetico della dieta. I valori di δ15N del core sono risultati inoltre essere molto diversi tra i campioni catturati nelle tre zone, permettendo di ipotizzare l’esistenza di due diverse nursery nel nord Adriatico.
Variazione ontogenetica e spaziale nella dieta del palombo punteggiato (Mustelus punctulatus) in Adriatico
POLTRONIERI, ASIA
2022/2023
Abstract
Il Mediterraneo è uno dei bacini nel mondo in cui gli elasmobranchi sono maggiormente minacciati, principalmente a causa del by-catch. Per poter sviluppare programmi di conservazione è fondamentale conoscerne la biologia e, tramite lo studio della loro dieta, determinarne il ruolo trofico a livello di mesoscala. Esemplari di palombo punteggiato, Mustelus punctulatus, sono stati raccolti in tre diverse zone nell’Adriatico centro-settentrionale (Golfo di Trieste, Laguna di Venezia, Emilia-Marche), al fine di determinarne le preferenze alimentari. Sono quindi stati utilizzati due approcci integrati, l’analisi dei contenuti stomacali e la determinazione del contenuto di isotopi stabili di N e C. Quest’ultima analisi è stata effettuata in campioni provenienti da tessuti con un diverso tasso di turnover di incorporazione del segnale isotopico delle prede assimilate, ovvero il muscolo e le vertebre, dalle quali diversi campioni sono stati prelevati grazie alla messa a punto di un protocollo ad hoc. I risultati ottenuti hanno confermato il ruolo di mesopredatore del palombo punteggiato, che si nutre principalmente di specie bentopelagiche in tutta l’area considerata. I valori di δ13C e δ15N dei campioni di muscolo sono simili a quelli già presenti in letteratura, sebbene si sia evidenziata una leggera deplezione di 15N in tutti i campioni. Non essendo plausibile l’esistenza di uno shift della dieta di questa specie verso livelli trofici inferiori causata dall’impatto della pesca, che è addirittura diminuito negli ultimi anni nella zona di studio, questa deplezione potrebbe essere stata causata dal forte aumento di apporti terrigeni dal Po, particolarmente accentuato dall’alluvione di maggio 2023. Il paragone dei valori ricavati nel core e nella porzione esterna delle vertebre indica l’esistenza di uno shift ontogenetico della dieta. I valori di δ15N del core sono risultati inoltre essere molto diversi tra i campioni catturati nelle tre zone, permettendo di ipotizzare l’esistenza di due diverse nursery nel nord Adriatico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12075/16909