In un contesto in cui l’attenzione verso la sostenibilità e l’economia circolare è massima, la gestione dei rifiuti pericolosi rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti da affrontare in Europa. Secondo le stime più recenti, la quantità di rifiuti pericolosi è destinata ad aumentare a causa di diversi fattori, come la crescente industrializzazione legata al consumismo e il miglioramento nella classificazione e comunicazione dei rifiuti generati. Alla luce di questo scenario futuro, risulta necessario analizzare la disciplina normativa e il sistema di gestione presenti sul territorio europeo, al fine di delineare un quadro completo. Il presente studio nasce da un tirocinio svolto presso l’azienda tedesca di consulenza ambientale Ecoprog GmbH, durante il quale è stata realizzata una ricerca di mercato sulla gestione dei rifiuti pericolosi in Europa, con particolare attenzione all’individuazione di impianti di trattamento termico. La tesi si propone di esaminare le principali normative internazionali ed europee vigenti in materia, i settori economici maggiormente coinvolti nella produzione di rifiuti pericolosi e i principali metodi di smaltimento e recupero utilizzati. L’analisi ha riguardato i 27 Stati membri dell’Unione Europea, includendo anche Islanda, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Per lo studio sono state utilizzate sia le statistiche Eurostat sia quelle nazionali, considerando un arco temporale di dieci anni. Inoltre, per ciascun Paese è stata individuata la disciplina nazionale vigente in materia e gli impianti di incenerimento autorizzati al solo trattamento di rifiuti pericolosi. Infine, sono stati considerati anche fattori socioeconomici, come popolazione e PIL, per una migliore comprensione del quadro generale. Nonostante i principi di prossimità e autosufficienza debbano guidare la gestione dei rifiuti, dall’analisi emerge che molti Paesi sono in parte costretti ad esportare i propri rifiuti pericolosi verso Stati dotati di impianti tecnologicamente avanzati. I Paesi con economie sviluppate dispongono generalmente di migliori infrastrutture capaci di gestire considerevoli quantità di rifiuti pericolosi, come ad esempio Francia e Germania. Nonostante la presenza di quadro normativo restrittivo e rigoroso, l’Europa necessita di incrementare la propria disciplina in modo da limitare la produzione di rifiuti pericolosi, intervenire al fenomeno dei traffici illeciti ed incrementare la consapevolezza della popolazione sulla gestione corretta di questa tipologia di rifiuti, per consentire la realizzazione di migliori infrastrutture per lo smaltimento e recupero dei rifiuti pericolosi.
La disciplina della gestione dei rifiuti in Europa: quadro generale delle normative e delle pratiche di gestione
TEOT, GIORGIA
2024/2025
Abstract
In un contesto in cui l’attenzione verso la sostenibilità e l’economia circolare è massima, la gestione dei rifiuti pericolosi rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti da affrontare in Europa. Secondo le stime più recenti, la quantità di rifiuti pericolosi è destinata ad aumentare a causa di diversi fattori, come la crescente industrializzazione legata al consumismo e il miglioramento nella classificazione e comunicazione dei rifiuti generati. Alla luce di questo scenario futuro, risulta necessario analizzare la disciplina normativa e il sistema di gestione presenti sul territorio europeo, al fine di delineare un quadro completo. Il presente studio nasce da un tirocinio svolto presso l’azienda tedesca di consulenza ambientale Ecoprog GmbH, durante il quale è stata realizzata una ricerca di mercato sulla gestione dei rifiuti pericolosi in Europa, con particolare attenzione all’individuazione di impianti di trattamento termico. La tesi si propone di esaminare le principali normative internazionali ed europee vigenti in materia, i settori economici maggiormente coinvolti nella produzione di rifiuti pericolosi e i principali metodi di smaltimento e recupero utilizzati. L’analisi ha riguardato i 27 Stati membri dell’Unione Europea, includendo anche Islanda, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Per lo studio sono state utilizzate sia le statistiche Eurostat sia quelle nazionali, considerando un arco temporale di dieci anni. Inoltre, per ciascun Paese è stata individuata la disciplina nazionale vigente in materia e gli impianti di incenerimento autorizzati al solo trattamento di rifiuti pericolosi. Infine, sono stati considerati anche fattori socioeconomici, come popolazione e PIL, per una migliore comprensione del quadro generale. Nonostante i principi di prossimità e autosufficienza debbano guidare la gestione dei rifiuti, dall’analisi emerge che molti Paesi sono in parte costretti ad esportare i propri rifiuti pericolosi verso Stati dotati di impianti tecnologicamente avanzati. I Paesi con economie sviluppate dispongono generalmente di migliori infrastrutture capaci di gestire considerevoli quantità di rifiuti pericolosi, come ad esempio Francia e Germania. Nonostante la presenza di quadro normativo restrittivo e rigoroso, l’Europa necessita di incrementare la propria disciplina in modo da limitare la produzione di rifiuti pericolosi, intervenire al fenomeno dei traffici illeciti ed incrementare la consapevolezza della popolazione sulla gestione corretta di questa tipologia di rifiuti, per consentire la realizzazione di migliori infrastrutture per lo smaltimento e recupero dei rifiuti pericolosi.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12075/22898