INTRODUZIONE: Le infezioni del tratto urinario (UTI) sono tra le più comuni infezioni correlate all'assistenza sanitaria e, di queste, il 70%-80% sono associate all’utilizzo di catetere vescicale (CAUTI). La stretta correlazione tra cateterizzazione, UTI nosocomiali e il conseguente costo diretto per ospedali e pazienti dovrebbe incentivare aziende e operatori sanitari ad una maggiore consapevolezza del problema e a un ulteriore impegno al fine di ridurre il tasso generale di CAUTI. OBIETTIVO: Indagare in tema di infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale nel presidio ospedaliero studiato e servendosi dei dati ricavati dalla documentazione informatizzata in uso, andare a valutare gli esiti assistenziali, le modalità operative ed eseguire una preliminare analisi dei costi e dell’uso di antibiotici. MATERIALI E METODI: Lo studio è stato condotto attraverso un’indagine retrospettiva su 2945 pazienti ricoverati presso il POR INRCA di Ancona in un periodo di sei mesi. A cui è seguita un’analisi sia descrittiva che inferenziale dei dati raccolti. RISULTATI E CONCLUSIONI: Nel presidio studiato il 31% dei pazienti è stato trattato con catetere vescicale, con proporzioni di pazienti esposti sopra la media nei reparti di geriatria, chirurgia e lungodegenza. L’U.O. Degenza Post Acuzie è risultata l’unità operativa che più fa uso di catetere urinario, con una percentuale di cateterizzazioni (76,6%) decisamente sopra la media nazionale. Ad oggi i dati riguardanti la corretta indicazione al posizionamento del device risultano difficili da consultare e valutare, in quanto l’indicazione risulta spesso poco chiara se non assente, quando invece la presenza di un format dedicato ne permetterebbe un più facile consultazione e tracciabilità. In termini di costi l’elevata percentuale di pazienti sottoposti a cateterismo nei reparti studiati associato al frequente ricorso all’urinocoltura (37% dei pazienti con catetere vescicale) rappresenta un capitolo di spesa significativo. La spesa per i soli esami colturali potenzialmente non appropriati rappresenta circa il 16% dei costi sulle urinocolture totali. Relativamente all’utilizzo di antibiotici, non è stata riscontrata una differenza significativa riguardante la spesa per singolo paziente confrontando quelli con diagnosi di UTI e urinocoltura positiva rispetto quelli senza diagnosi indipendentemente dal risultato dell’esame colturale (p = 0,36). Prendendo i dati cumulativi dei reparti analizzati, è emerso un allungamento della durata del ricovero nei pazienti con esame colturale positivo di circa 6 giorni. La presenza o meno di diagnosi di UTI a urincoltura positiva non ha invece comportato modifiche significative dei tempi di degenza successivi all’esecuzione dell’esame (p=0,06 e p=0,48). La durata e la spesa legata alla terapia antibiotica risulta quindi maggiormente correlata alla risposta dell’esame colturale rispetto che alla presenza di infezione urinaria. Quindi se da un lato il risultato positivo della coltura comporta un aumento dei tempi di degenza, dall’altro la presenza o meno di infezione urinaria conclamata non influenza i tempi di ricovero e costi relativi alla terapia antibiotica. Risulta quindi chiaro quanto diagnosticare correttamente un’infezione alle vie urinarie incida sull’aumento dei costi sanitari e sia fondamentale per evitare di trattare erroneamente batteriurie asintomatiche. Nel prossimo futuro dopo aver completato l’aggiornamento dei protocolli operativi presenti, sarà necessario coinvolgere il personale e implementarne l’utilizzo per ciò che riguarda la scelta, la gestione e la rimozione precoce del presidio puntando sul supporto informatico, già parzialmente in uso. Ulteriori studi saranno necessari al termine delle azioni di miglioramento per valutarne l’efficacia in termini di incidenza di UTI, appropriatezza dei processi e spesa sanitaria.

Infezioni delle vie urinarie e cateterismo vescicale: analisi del fenomeno e strategie di miglioramento dei processi clinico assistenziali presso il POR INRCA di Ancona.

MARCHETTI, GIULIA
2019/2020

Abstract

INTRODUZIONE: Le infezioni del tratto urinario (UTI) sono tra le più comuni infezioni correlate all'assistenza sanitaria e, di queste, il 70%-80% sono associate all’utilizzo di catetere vescicale (CAUTI). La stretta correlazione tra cateterizzazione, UTI nosocomiali e il conseguente costo diretto per ospedali e pazienti dovrebbe incentivare aziende e operatori sanitari ad una maggiore consapevolezza del problema e a un ulteriore impegno al fine di ridurre il tasso generale di CAUTI. OBIETTIVO: Indagare in tema di infezioni delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale nel presidio ospedaliero studiato e servendosi dei dati ricavati dalla documentazione informatizzata in uso, andare a valutare gli esiti assistenziali, le modalità operative ed eseguire una preliminare analisi dei costi e dell’uso di antibiotici. MATERIALI E METODI: Lo studio è stato condotto attraverso un’indagine retrospettiva su 2945 pazienti ricoverati presso il POR INRCA di Ancona in un periodo di sei mesi. A cui è seguita un’analisi sia descrittiva che inferenziale dei dati raccolti. RISULTATI E CONCLUSIONI: Nel presidio studiato il 31% dei pazienti è stato trattato con catetere vescicale, con proporzioni di pazienti esposti sopra la media nei reparti di geriatria, chirurgia e lungodegenza. L’U.O. Degenza Post Acuzie è risultata l’unità operativa che più fa uso di catetere urinario, con una percentuale di cateterizzazioni (76,6%) decisamente sopra la media nazionale. Ad oggi i dati riguardanti la corretta indicazione al posizionamento del device risultano difficili da consultare e valutare, in quanto l’indicazione risulta spesso poco chiara se non assente, quando invece la presenza di un format dedicato ne permetterebbe un più facile consultazione e tracciabilità. In termini di costi l’elevata percentuale di pazienti sottoposti a cateterismo nei reparti studiati associato al frequente ricorso all’urinocoltura (37% dei pazienti con catetere vescicale) rappresenta un capitolo di spesa significativo. La spesa per i soli esami colturali potenzialmente non appropriati rappresenta circa il 16% dei costi sulle urinocolture totali. Relativamente all’utilizzo di antibiotici, non è stata riscontrata una differenza significativa riguardante la spesa per singolo paziente confrontando quelli con diagnosi di UTI e urinocoltura positiva rispetto quelli senza diagnosi indipendentemente dal risultato dell’esame colturale (p = 0,36). Prendendo i dati cumulativi dei reparti analizzati, è emerso un allungamento della durata del ricovero nei pazienti con esame colturale positivo di circa 6 giorni. La presenza o meno di diagnosi di UTI a urincoltura positiva non ha invece comportato modifiche significative dei tempi di degenza successivi all’esecuzione dell’esame (p=0,06 e p=0,48). La durata e la spesa legata alla terapia antibiotica risulta quindi maggiormente correlata alla risposta dell’esame colturale rispetto che alla presenza di infezione urinaria. Quindi se da un lato il risultato positivo della coltura comporta un aumento dei tempi di degenza, dall’altro la presenza o meno di infezione urinaria conclamata non influenza i tempi di ricovero e costi relativi alla terapia antibiotica. Risulta quindi chiaro quanto diagnosticare correttamente un’infezione alle vie urinarie incida sull’aumento dei costi sanitari e sia fondamentale per evitare di trattare erroneamente batteriurie asintomatiche. Nel prossimo futuro dopo aver completato l’aggiornamento dei protocolli operativi presenti, sarà necessario coinvolgere il personale e implementarne l’utilizzo per ciò che riguarda la scelta, la gestione e la rimozione precoce del presidio puntando sul supporto informatico, già parzialmente in uso. Ulteriori studi saranno necessari al termine delle azioni di miglioramento per valutarne l’efficacia in termini di incidenza di UTI, appropriatezza dei processi e spesa sanitaria.
2019
2020-10-23
Urinary tract infections and urinary catheterization: phenomenon analysis and improvement strategies for clinical care processes at Italian National Research Center on Aging (INRCA) research hospital (POR Ancona).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12075/3466